PICCOLA CASA DELLA VISITAZIONE

venerdì 30 ottobre 2015

“KEKARITOMENE” COLMATA DI GRAZIA


MARIA E' FIGURA DI
OGNI CREDENTE E DELLA CHIESA INTERA. CIO' CHE E' AVVENUTO A LEI DEVE ACCADERE A CIASCUNO E A TUTTI NOI.



"L'Angelo,
essendo entrato presso di lei,
le disse: Ave, o colmata di grazia, il Signore è con te”.
(Luca 1,28 traduzione interconfessionale)


1.

La “colmata dalla grazia”

"Gioisci, o piena di grazia: il Signore con te".


Nel tentativo di spiegare cosa voglia dire essere riempiti dalla grazia, mi viene in aiuto un'immagine profetica che mi riferirono tempo fa: “essere colmati dalla grazia fino all'orlo, invasi dalla grazia che spinge fuori da tutto il nostro essere ogni residuo di groviglio di colpe che alberga in noi è come per una spugna che si impregna della grazia di Dio e non può contenere altro”. Si può essere riempiti dalla grazia come una spugna, ma quando e come? Chi ha avuto la certezza di essere in un momento della sua vita riempito dalla grazia di Dio, invaso dalla grazia di Dio come fa l'acqua con una spugna? Ecco se strizzate una spugna e poi la rimettete nell'acqua potete vedere esattamente come essa si impregna di tutta l'acqua possibile senza che ci sia più una particella d'aria nella spugna. E' tutta pregna. Questa immagine viene in aiuto alla potenza della grazia di Dio che riempie l'anima, lo spirito e tutto l'Essere creatura di Dio. Questa invasione della grazia spinge fuori ogni dubbio, ogni incertezza, ogni tenebra, cancella ogni peccato perché è l'incontro concreto con Dio. Ecco, in Maria questo è capitato. Per grazia e volontà di Dio questo incontro è avvenuto, per scelta esclusiva di Dio “Tu sei invidioso perché io sono buono?” questo incontro si è avverato. E nella sua grandezza e nella sua bontà Dio non ha aspettato il tempo dei 12 o 15 o 16 anni di Maria ma da subito la sua grazia santificante è scesa su di lei. Perché Dio non è avaro, “buono e pietoso è il Signore, […] grande nell'amore”(Salmo 102). Davide esalta Dio cantando nel Salmo 139: “tu mi hai plasmato il cuore, mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo Signore, mi hai fatto come un prodigio. Lo riconosco: prodigiose sono le tue opere. Il mio corpo per te non aveva segreti quando tu mi formavi di nascosto e mi ricamavi nel seno della terra. Non ero ancora nato e già mi vedevi. Nel tuo libro erano scritti i miei giorni, fissati ancor prima di esistere. Come sono profondi per me i tuoi pensieri! Quanto è grande il loro numero, o Dio! Li conto: al risveglio mi trovo ancora con te. L'apostolo Paolo scrisse ai Galati, Ga 1:15-16: “Ma quando piacque a Dio, che mi aveva appartato fin dal grembo di mia madre e mi ha chiamato per la sua grazia, di rivelare in me suo Figlio, affinché l'annunziassi fra i gentili, io non mi consultai subito con carne e sangue. Con ciò viene chiaramente confermato che Dio calcola l'essere umano prima della sua nascita”.

E quindi il Suo progetto è su ogni creatura. Essere “pieni di grazia” che è quella che salva, significa essere sicuramente salvati. E i meriti sono del nostro Signore Gesù Cristo. Essere pieni di grazia, che ci rende santi e giusti e senza peccato, significa essere completamente svuotati dal peccato, l'acqua invade completamente la spugna e non c'è più nemmeno una bolla d'aria all'interno di essa. 

Come può essere che una madre che tiene nel grembo per nove mesi una creatura concepita di Spirito Santo non venga invasa e resa piena dello stesso Spirito? Non è possibile andrebbe contro ogni principio evangelico e principio di Dio amore, Dio che salva, per cui si mettono dei limiti alla potenza dello Spirito di Dio che ha fatto risuscitare Gesù Cristo o si afferma che intenzionalmente Dio non abbia riempito di grazia una creatura che ha riempito di suo Figlio che è lo Spirito Santo stesso. E' un controsenso. 

“Resa piena di grazia” o “colmata di grazia” indica chiaramente che si tratta di un dono fatto da Dio alla sua creatura, una grazia progettata dall'eternità, una grazia abbondante, duratura, una grazia perfetta non una grazia a metà, scrive Paolo “Così la bontà del Signore è stata abbondante su di me: mi ha dato la fede e l'amore che vengono dall'unione con Gesù Cristo” (1 Tm. 1,14). Altrimenti sarebbe come dire che Dio dona con parsimonia e ama invece chi dona con gioia: “Dio ama chi dona con gioia” 2Cor 9,7, quando Dio apre le mani e dona , dona infinitamente. Allora questo dono è gratuito, per tutti anche per Maria.

E se non si comprende ciò che Dio ha fatto con Maria non si capisce fino in fondo l'immensità della gratuità della sua grazia, non si capisce cosa vuol dire “riposare nello Spirito” e nemmeno cosa vuol dire “essere uno con Dio”, non capiremmo il cantico dei cantici fino in fondo e non ci sfiorerebbe nemmeno l'idea che ciò che è successo tra Dio e la sua creatura Maria possa succedere anche a noi. Inoltre non capiremmo fino in fondo cosa vuole dire “avere una relazione con Dio”.

Sappiamo bene che mai una donna accetterebbe di avere un figlio senza prima avere avuto una relazione profonda con il marito o padre del futuro figlio altrimenti sarebbe una violenza, un abuso. Dio è il più grande corteggiatore della sua creatura, il più grande innamorato tanto che Geremia disse a Dio: ”mi hai sedotto Signore e io mi sono lasciato sedurre”. Ger. 20,7. Ora come si fa a pensare che Dio abbia solamente affittato un utero per operare la sua volontà? Come si fa a pensare che un Dio così innamorato delle sue creature, della sua creatura possa non ricolmarla di tutti i doni e di tutte le grazie in abbondanza e non instauri nessuna relazione con lei. Questo è un pensiero umano, è un ragionamento che appartiene agli uomini, non è una cosa che Dio che Amore può fare. Ciò appartiene ad un immagine di Dio sbagliata, di un Dio padrone e non di un Dio che si è abbassato totalmente ad amare una creatura in modo sponsale da cui nasce un Figlio, suo Figlio nella carne. Se non si comprende questo non si può capire nemmeno come Dio ci ama. Diciamo che, la vicenda di Maria e Dio, l'Incarnazione della Sua Parola, è la chiave per comprendere l'amore di Dio per noi. 

In questa storia nella quale Dio concepisce in Maria noi siamo coinvolti perché anche in noi uomini e donne che apriamo la porta allo Spirito di Dio che viene a dimorare in noi, lo Spirito ci porta a concepire Gesù dentro di noi per poi darlo alla luce per gli altri. Questo è stato il progetto di Dio per la sua creatura Maria e lo è oggi valido per noi.

Tra i carismatici si conoscono alcuni modi esperienziali di agire di Dio. Uno di questi è definito “riposo nello Spirito”, momento in cui la grazia di Dio scende e ci rende pieni della sua presenza e conosciamo il Signore. Avviene un incontro intimo con il Signore. Un incontro che non è possibile negare sia avvenuto per Maria perché Dio è uguale sempre e il modo in cui tratta con le sue creature è lo stesso. Quando la grazia di Dio entra in noi non può che lavare ogni peccato, bruciare ogni peccato e salvarci. E in Maria non ha avuto solo l'accesso la grazia di Dio, ma anche la Parola viva, la Parola incarnata, il Re dei re, il Signore dei Signori, il Santo dei Santi, la grazia santificante. Impossibile che lei non ne sia rimasta trasformata, toccata, santificata. Non è possibile che non ci siano stati effetti collaterali su di lei a questo evento che la riguarda in prima persona. “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21,5).

Ma che cos'è questo peccato da cui questa creatura è stata svuotata per essere riempita dalla sua grazia? Cit. "il rapporto tra Dio e Israele, si può notare che nei profeti non si riduce ad una relazione giuridica. Si tratta di una relazione d'amore, e questo amore è espresso con tenerezza. Il peccato, la violazione della Torah, diventa allora un'infedeltà d'amore, un adulterio. Israele è totalmente di Dio come una sposa è del suo sposo. 'Il Signore che si chiama Geloso, è un Dio geloso ' - Es 34,14. Israele è totalmente di Dio", Maria è di Dio totalmente una relazione che esclude qualsiasi altra relazione sponsale: “il mio diletto è per me e io per lui. Egli mi dice: mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo” (Ct. 2,8).
Paolo dice: "sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo ..." 1 Cor 11,2.

L'amore di Dio verso Maria non è un evento fugace, effimero ed ambiguo poiché l'amore di Dio verso l'umanità intera non è un amore fugace, effimero ed ambiguo. Maria non è solo una favorita ma è molto di più "è resa piena di grazia" dall'amore di Dio, dalla stabilità, dalla forza, dalla pienezza di un amore che "ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. (Gv.3,16). 

E in questa profezia di Isaia: "il tuo nome sarà 'gioia del Signore' e la tua terra si chiamerà 'sposa felice'. Infatti sarai veramente la delizia del Signore e la tua terra avrà in Lui uno sposo. Come un giovane sposa una ragazza, così il tuo creatore sposerà te. Come l'uomo gioisce per la sua sposa, così il tuo Dio esulterà per te. (Is. 62:4,5) si compie il destino di Maria scelta per rappresentare l'umanità intera per il dono di Dio al mondo intero.




2.

KEKARITOMENE”

ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà” (Isaia 62).

Il Signore ci chiama con il suo nome. Il nome indica la vocazione di colui che lo riceve. L'angelo all'annuncio pronuncia questo nome “kekaritomene”, è il nome che il Signore dà a Maria, un nome che racchiude un significato, un segreto, una vocazione: “colmata di grazia, piena di grazia, dotata di grazia, leggiadra, graziosissima, bellissima, prediletta, graziatissima, oggetto della grazia divina, onorata dalla grazia, benedetta dal favore divino, guardata con grazia, resa splendida dalla grazia, favorita dalla grazia, circondata dalla divina grazia”.
Sempre nel nome che il Signore assegna c'è la missione per cui siamo stati scelti, così lo fu per Simone che da “colui che ascolta” diventò Kefa, Pietro “punta di roccia”. Questa non è un esperienza esclusiva di Maria o di Pietro ma di tutti quelli a cui Dio si manifesta. Perché a tutti noi Dio dice intimamente: “ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà, sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio”. Scrive a questo proposito padre Silvano Fausti: Il mio nome vero infatti è l'amore che Dio ha per me” 

Nel tempo ci sono sempre state diverse traduzioni dal greco del termine “kekaritomene”, ma riporto qui una citazione trovata in un libro che potrebbe rendere bene l'idea dell'importanza di questo "nome nuovo" assegnato da Dio a Maria poiché è qui, in questa parola che si comprende intimamente quanto grande per noi è l'amore di Dio:
"Di fatto 'kekaritomene' si dovrebbe dire 'tu che sei stata, che sei e che rimani stabilmente colmata dalla grazia divina'.
Traducendo invece dal greco, come alcuni fanno,  “kekaritomene” solo con “favorita”, si rischia di presentare l'amore di Dio verso Maria come un evento fugace, effimero ed ambiguo: le favorite dei re e dei potenti erano (e sono) personaggi soggetti ad un continuo ricambio e ad eterni capricci. Tradurre "kekaritomene" con "favorita dalla grazia" o "colmata di grazia" enfatizza l'immensità della grazia di Dio verso l'umanità".

L'amore di Dio per Maria che si è trovata a rappresentare l'umanità intera non può essere un amore fugace, l'amore di Dio per ogni creatura non è un evento ambiguo o effimero. L'amore di Dio per la sua creatura è sempre un amore sponsale, stabile, eterno come è descritto nelle Scritture.
E la nascita di Gesù ci conferma che l'amore sponsale di Dio per il suo popolo, per Maria, non è una metafora usata dai profeti per descrivere il tipo di amore di Dio, ma è concreto. Una concretezza che porta all'Incarnazione del Verbo nel grembo di Maria. Quindi l'amore di Dio per noi è a tutti gli effetti un amore sponsale.

Giovanni Paolo II ha giustamente osservato che: "Per rendere con più esattezza la sfumatura del termine greco, non si dovrebbe quindi dire semplicemente "piena di grazia", bensì "resa piena di grazia" oppure "colmata di grazia", il che indicherebbe chiaramente che si tratta di un dono fatto da Dio alla Vergine. Il termine, nella forma di participio perfetto, accredita l'immagine di una grazia perfetta e duratura che implica pienezza. Lo stesso verbo, nel significato di "dotare di grazia", è adoperato nella Lettera agli Efesini per indicare l'abbondanza di grazia, concessa a noi dal Padre nel suo Figlio diletto (Efesini 1,6)". Un autorevole pastore della chiesa cattolica ha anche recentemente sottolineato come "Nel Libro dell’Esodo leggiamo che anche Dio è “pieno di grazia” (Esodo 34,6), ma mentre Dio lo è in senso attivo, come colui che riempie di grazia, Maria lo è in senso recettivo come Colei che è stata riempita di grazia e per questo è diventata icona sublime della divina grazia.

La chiave per comprendere quindi questo amore di Dio per noi, che ha fatto si che Egli si abbassasse, la troviamo nell'Incarnazione: perché “La vita cristiana porta nel suo cuore e ha come principio e come fine l'incarnazione del Verbo, tutta centrata su questo mistero, è una continua attualizzazione 'oggi' del 'si' che ha attirato Dio nel mondo. […] La Parola si fa carne in noi, senza lasciarci più e l'angelo può andare ad annunciarla ad altri, fino a quando il mistero compiutosi in Maria sarà compiuto tra tutti gli uomini. La salvezza di ogni uomo è diventare come Maria: dire 'si' alla proposta d'amore di Dio, dare carne nel suo corpo al suo Verbo eterno, generare nel mondo il Figlio” (padre S. Fausti).




3.

Dio, non vuole uteri in affitto.

"Non temere, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai nel ventre e genererai un figlio, e lo chiamerai di nome Gesù. Costui grande sarà, Figlio dell'Altissimo sarà chiamato; gli darà il Signore Dio mio il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli e del suo regno non sarà fine”

Si Dio non è propenso alle relazioni fugaci o agli uteri in affitto, Dio è per le relazioni d'amore: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo” Is 43,4.
Non sono forse le stesse, le cose che Dio dice a noi e che disse prima a lei?
Se Dio fosse propenso alle relazioni fugaci con le sue creature, che Dio sarebbe? La sua creatura, Maria, ha portato in grembo la grazia santificante, la Parola viva, lo Spirito di Dio. E con questo si può veramente pensare che non ci sia stata una relazione intima tra la creatura e il suo creatore?

C'è sempre stata una relazione tra Dio e tutti i suoi profeti tra Dio e il popolo di Israele amato da Dio con amore di sposo. Dio infatti dice al suo popolo Israele: “il tuo creatore è il tuo sposo” Is 54:5. Se non ci fosse stata alcuna relazione d'amore tra Dio e la sua creatura Maria allora questa annunciazione sarebbe stata una violenza, un'imposizione. Dio chiede al suo popolo, chiede anche alla sua creatura Maria se vuole essere presa in sposa: “Io ti fidanzerò a me per l'eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni. Ti fidanzerò a me in fedeltà, e tu conoscerai il Signore; Os. 2: 16-23; allora questo Figlio dell'Altissimo è nato da una relazione d'amore tra Dio e il suo popolo, tra Dio e Maria. Maria non è stata scelta dopo perché era una donna eccezionale, una donna di fede, una donna di preghiera, ma perché è una donna “scelta da Dio” perché già progettata, come per Geremia anche a lei Dio dice: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato, ti ho stabilito madre di Gesù. Madre di Gesù uomo che non si può scindere dal Gesù Salvatore e dal Dio che si è rivelato in Gesù. E Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono. (1 Cor. 1,26). Papa Francesco ci dice di Maria che “è il modello di fede al quale tutti dobbiamo fare riferimento. Lei non era nulla più che una semplice donna ebrea la quale viveva nell'attesa della redenzione del popolo ebraico. Ma in quel cuore di giovane figlia di Israele c'era un segreto che lei stessa ancora non conosceva. Per lei Dio aveva progettato un futuro diverso, sarebbe stata madre del Redentore. […] in Maria si compie la fede di tutto il popolo di Israele”.

Il segreto chiuso nel cuore di questa giovane figlia di Israele era il nome che Dio le aveva indicato con la sua bocca: “kekaritomene” e che custodiva nel suo cuore. Un nome nuovo “piena di grazia”, un programma nuovo per la sua vita, un progetto di Dio racchiuso in quel nome nuovo, ma quale progetto? Si sarà chiesta molte volte Maria ripensando alle parole di Dio. E quante volte ripetendo nel suo cuore quella Parola donatale da Dio le sarà venuta alla mente la preghiera del Salmo: “Luce ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino”. “Kekaritomene” l'unica luce che in quel momento illuminava i suoi passi. “Kekaritomene” la manifestazione di Dio nella sua vita. “Kekaritomene” la parola che la faceva sussultare di gioia e che la riempiva di amore. L'amore di Dio, sposo di Israele l'aveva chiamata: leggiadra, graziosissima, bellissima, e l'aveva circondata della Sua grazia.
Come avrebbe potuto Maria non innamorarsi del Dio di Israele che si era fatto conoscere, che a lei si era manifestato. Come avrebbe potuto Maria non innamorarsi di questo Dio ripensando ogni volta al nome nuovo pronunciato dalla Sua bocca?
Dio, “il sussurro di una brezza leggera” le aveva detto, proprio a lei “Ti saluto Maria, colmata della mia grazia, piena della mia grazia, dotata della mia grazia, leggiadra, graziosissima, bellissima, prediletta, graziatissima, oggetto della mia grazia divina, onorata dalla mia grazia, benedetta dal mio divino favore, guardata dalla mia grazia, resa splendida dalla mia grazia, favorita dalla mia grazia, circondata dalla mia grazia. Mentre la stessa grazia l'avvolgeva e la riempiva come una spugna quando è strizzata e poi viene immersa nell'acqua.
E come avrebbe potuto Maria non innamorarsi di questo Dio che l'aveva chiamata e riempita della sua grazia e con il quale stava cominciando una relazione d'amore.
Dio ha un grande sogno. Vuole entrare in intima relazione con l'uomo, con ogni uomo, di ogni tempo, spazio e di qualsiasi razza. Questa relazione che Dio stabilisce con l'uomo non è generica, astratta, ma specifica, incarnata, non è soltanto filiale ma intima: è un relazione sponsale e nuziale. (Romolo Taddei in Cammini di speranza di tenerezza e di gioia)
E continua Papa Francesco: “ Maria visse la sua fede nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere cibo, il vestito, la cura della casa”. E in questa quotidianità viveva il suo rapporto con lo Sposo. “L'Amore è amato, ha trovato una casa dove abitare e la casa dell'uomo non è più deserta. L'incarnazione ha un carattere 'passionale': rivela la passione di Dio.” (padre S. Fausti).

E dov'è la nostra relazione con Dio? Lo abbiamo mai sentito dire a noi le stesse parole che disse a Maria? Forse siamo stupiti che lui possa dire a noi quelle stesse parole ma Maria è figura di ogni uomo e di tutta la Chiesa ciò che è avvenuto a lei deve avvenire a ciascuno e a tutti noi. “Signore, tu mi scruti e mi conosci; mi siedo e mi alzo e tu lo sai. Da lontano conosci i miei progetti: ti accorgi se cammino o se mi fermo, ti è noto ogni mio passo. Non ho ancora aperto bocca e già sai quel che voglio dire. Mi sei alle spalle, mi stai di fronte; metti la mano su di me! E' stupenda per me la tua conoscenza; è al di là di ogni mia comprensione”.
Possiamo provare a ritirarci in preghiera e considerare detta a noi la parola detta a Maria: "rallegrati o piena di grazia, il Signore è con te". E questa non sarà una preghiera a Maria ma, ripetendo queste parole dentro di noi, come dette a noi, custodiremo lo stesso segreto di Maria e sarà come lo stesso annuncio di Dio a Maria, di Dio a noi, l'inizio di una relazione stabile, duratura ed eterna con il nostro stupendo Dio.




























venerdì 12 giugno 2015

SULLA TUA PAROLA GETTERO' LE RETI



"Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perchè erano pescatori.” (Mt. 4,18)



Introduzione

Tutte le volte che penso alla figura di Pietro mi meraviglio di come il Signore abbia potuto trasformare un pescatore non solo in un apostolo e in un evangelizzatore ma anche in un … oggi noi diremmo “teologo”.
Infatti dagli Atti degli apostoli emerge un aspetto importante della vita di Pietro: la sua condizione culturale. Arrestato con Giovanni e condotto in presenza del Sinedrio, l'apostolo rispose con saggezza al loro interrogatorio, lasciando meravigliati i due giudici che lo credevano senza istruzione e popolano. Pietro viene definito quindi “agrammatos” cioè poco esperto delle Scritture, senza preparazione scolastica né tantomeno retorica, ma anche “idiotes”, cioè popolano, uomo degli strati più bassi.” (cit.) “Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù.” (Atti 4,13). Dalle notizie sulla sua vita leggo che: “Simone originario di Betsaida, oltre all'educazione di base e alla formazione di pescatore fornita dal padre, avrà certamente ricevuto la consueta preparazione nella sinagoga ma non frequentò nessuna scuola. Inoltre parlava con un accento della Galilea (Mc14,70) e i sommi sacerdoti lo giudicavano con disprezzo (Atti 4,13). Doveva per forza conoscere oltre alla sua lingua madre, l'aramaico anche un po' di greco che era la lingua del commercio dell'epoca e latino che era la lingua dell'impero romano”; divenne poi il teologo, quello che comprese alla fine la Rivelazione della venuta di Gesù tra noi. Ecco qui cerco di capire come questo può essere avvenuto basandomi sull'esperienza personale dell'incontro con Dio che è poi quella che la maggior parte dei cristiani fa quando lo incontra veramente. E' una riflessione e una possibile interpretazione.



1.

IL SIGNORE HA BISOGNO DELLA TUA BARCA

Il Signore ne ha bisogno” (Mc 11,3)


In realtà la sapienza acquisita da Pietro non viene dalla lettura di testi o da scuole bibliche, è una sapienza che viene direttamente da Dio. Certo, Pietro è stato con Gesù tre anni, e immagino siano stati tre anni intensi in cui Pietro ha cercato in tutti i modi, con le proprie forze, di seguire e comprendere Gesù. Fu attirato dalla forza irresistibile che emanava da Gesù, la stessa che fece dire a quella donna del Vangelo: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!” (Lc 11,27) una forza che viene dal Padre stesso: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre” (Gv. 6,44). Fu colpito e attirato dalla scelta che Gesù fece su di lui, senza chiedergli il suo parere e nemmeno il suo permesso, infatti: Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. (Lc. 5,1-3)

Gesù “salì in una barca” dice la Scrittura. Praticamente Pietro se lo trovò sulla barca. E' vero che Gesù lo aveva già visto e gli aveva già parlato, ma Pietro ancora non conosceva Gesù come lo avrebbe poi conosciuto in seguito. Per ora Pietro lo conosce solo attraverso l'“annuncio” da parte di suo fratello Andrea: “Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: <<Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)>> Gv. 1,4.
Pietro si trova effettivamente un forestiero sulla sua barca, uno che aveva visto, che gli era stato annunciato si, ma che restava uno sconosciuto. Gesù gli dice di scostarsi un poco dalla riva, quindi si siede e comincia a parlare dalla barca alle folle che stavano sulla riva. Riflettendo su questo episodio pensavo a quante volte nella nostra vita non ci siamo accorti che Gesù si è seduto nella nostra barca e ci ha chiesto di prendere il largo! Magari lo abbiamo allontanato, o espressamente chiesto di scendere e non gli abbiamo permesso di portarci al largo e compiere il suo progetto attraverso di noi.

Quando Gesù si fermò da Pietro aveva intenzione di usare la sua barca. In quel momento “ne aveva bisogno” allo stesso modo in cui poi ebbe bisogno dell'asina per entrare a Gerusalemme: “Il Signore ne ha bisogno” (Mc 11,3) disse nel Vangelo di Marco rivolgendosi agli apostoli. Anche qui tacitamente dice a Pietro la stessa cosa “Il Signore ne ha bisogno”. Ho bisogno della tua barca Pietro.

Allora il Signore ha bisogno della tua barca per compiere il suo mandato. Per compiere il progetto del Padre così come Gesù ebbe bisogno di quella barca che era di Simone per prendere il largo. Il Signore non prenderà il largo da solo ma solo se ci sei tu.

Sono molto belli i gesti di Gesù, sono pieni di una grazia pacata. Egli non chiede a Pietro il permesso di salire sulla barca, ma poi in realtà “gli chiese di scostarsi un poco da terra”. Anzi “lo pregò”. Scostati un poco da terra, allontanati un pochino dalla riva, fidati un pochino. Tutto quello di cui il Signore ha bisogno è uno piccolo assenso per entrare, un pochino di disponibilità per agire, un pochino del tuo tempo. Per iniziare.

Chissà che cosa disse Gesù alla folla dalla barca. Si può pensare che sicuramente disse qualcosa di determinante per Pietro, disse qualcosa per cui Pietro lo riconobbe. Per ciò che stava vivendo e sperimentando in quel momento, e non per sentito dire, lo riconobbe come un “Rabbi”, un maestro, ma forse anche di più. Difatti è subito dopo il discorso di Gesù che Pietro inizia a chiamarlo “Maestro”. Lo ha sentito predicare, è un Rabbi un esperto della Sacra Scrittura che si è servito della sua barca, una guida spirituale ma forse, anche qualcosa di più, intuisce Pietro.



2.


TI DARO' UN NOME NUOVO

ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà” (Isaia 62,2)


E il profeta Isaia continua dicendo “Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio”. Ecco, così fu per Simon Pietro. Secondo il Vangelo di Giovanni, in Giudea, nel luogo dove si manifestò il Battista, Gesù incontra Simone. Andrea, suo fratello, era uno dei due discepoli e per primo avvertì Simone: “Abbiamo trovato il Messia”, “e lo condusse da Gesù. Gesù fissato lo sguardo su di lui disse: <<Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)>> (Gv. 1,42.

Il Signore dà a Simone un nome nuovo. La bocca del Signore pronuncia la parola “kefa” che nella lingua parlata dell'epoca, l'aramaico, significava: roccia, punta di roccia. E' qui che Gesù lo incontra. Si, Gesù incontra Pietro. Il nome indica la vocazione di colui che lo riceve. Pietro è un gioiello prezioso nella mano di Dio, egli ora risplende e appartiene al suo Dio che lo ha chiamato. Il nome nuovo di Simone indica il mutamento del suo destino: Simone che significa “colui che ascolta” diventa ora Pietro una “punta di roccia”. Tutto è cambiato. E' arrivato il Signore. Ma Pietro ancora non si è reso conto della luce che ha visto.
Anche oggi, perché il Signore è sempre uguale, ed è vivo, nel nome che il Signore ti assegna c'è la missione per cui tu sei stato scelto. Questa non è un esperienza esclusiva di Pietro ma di tutti quelli che come Pietro fanno lo stesso incontro di Gesù vivo e vero e che Gesù sceglie come apostoli. Perchè il Signore lo ha promesso. Anche a noi darà un nome nuovo: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve”. (Ap. 2,17). “Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome”. (Ap. 3,12). Questo nuovo nome sarà conosciuto soltanto da colui il quale lo riceve. Si, ciò che il Signore è in amore, in compassione, in fedeltà per quelli che lo seguono fedelmente può essere sperimentato e gustato soltanto personalmente, nella misura della nostra comunione con Lui.




3.
L'INIZIO DELLA CONOSCENZA

ma sulla tua parola getterò le reti”(Lc. 5,5)


Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. (Lc. 5,4-5)

Il discorso fatto da Gesù dalla barca induce Pietro a riconoscerlo come un Rabbi, un maestro. Ma che impatto deve aver avuto questa predicazione di Gesù su Pietro per aver fatto in modo che Pietro potesse dire di si e prendere il largo con la barca per andare di nuovo a pescare. Su quale parola Pietro gettò le reti?

Pietro gettò le reti sulla parola di Gesù, perchè lo aveva appena ascoltato predicare. Chi prima gli era sconosciuto ora gli diventa famigliare. Durante la predicazione avviene qualcosa. Il momento che va da Gesù che sale sulla barca, a quello in cui Gesù gli dice di prendere il largo, è un momento catartico per Pietro, un momento di conoscenza particolare. La predicazione di Gesù arriva diritta all'intelletto di un grezzo pescatore, gli arriva al cuore trapassandone la scorza e a Pietro si aprono gli occhi del cuore. Entra in lui una piccola fiamma di conoscenza.
Una conoscenza che gli farà rispondere alla richiesta assurda, quasi ineseguibile, di Gesù: “non sento più la stanchezza di questa giornata, ora mi sento rinnovato e sulla tua parola, su ciò che hai appena detto alle folle e perché lo dici tu, e perché mi fido, voglio andare a gettare le reti come mi hai detto di fare”. Pietro dice a Gesù “io ci vado perché tu “mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger. 20,7). Pietro risponde subito alla conoscenza appena ricevuta. E' una risposta spontanea, impetuosa. E' incontenibile l'entusiasmo per quello che ha appena ascoltato. Sarà per Simon Pietro come l'inizio di una nuova luce, una nuova vita che entra dentro di lui, una nuova nascita dall'alto che ha già il suo nuovo nome e la sua nuova missione “kefa”.





4.

PIETRO LO INCONTRA

Signore, allontanati da me perché io sono troppo peccatore per starti vicino”


E, fatto ciò, presero una tale quantità di pesci che la rete si rompeva. Allora fecero cenno ai loro compagni, che erano nell'altra barca, perché venissero ad aiutarli. Ed essi vennero e riempirono tutt'e due le barche, tanto che stavano affondando. Vedendo questo, Simon Pietro si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me perché sono un peccatore”

La Parola di Dio: “E' viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. (Eb 4,12-13) Ecco l'effetto della Parola viva, cioè Gesù, su Pietro. Pietro riconosce il Signore, e lo chiama così, “Signore”, quando gli dice di allontanarsi da lui perché è peccatore: “Signore, allontanati da me perché sono un peccatore”. Pietro riconosce nel momento in cui dice a Gesù di allontanarsi che: “Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!(Gv. 6, 1-15).
Il prodigio delle barche piene di pesci che quasi affondano è il segno che conferma la predicazione che Pietro ha appena udito. Il segno, il prodigio, lo convince definitivamente, tanto che lascia tutto per seguirlo: “Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”. (Mt. 4,19-20)
La predicazione e il miracolo hanno aperto gli occhi di Pietro ed egli si rende conto nel medesimo istante della sua piccolezza e del suo peccato e della grandezza di Dio. Le parole che ha udito poco prima sono state confermate nel suo cuore con il prodigio e ora comprende che tutto quanto ha ascoltato e visto può venire solo da “uno che ha autorità”. Lo dice l'evangelista Matteo: (7,29) egli infatti insegnava come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. Lo dice Luca: “Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: - che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?”

E quando noi ci scopriamo peccatori, scoperta che ci arriva come una rivelazione, così come si è scoperto Pietro trovandosi davanti alla Verità in persona, è perché anche noi abbiamo incontrato chi ci ha tolto il velo dagli occhi, ora davanti a Lui comprendiamo quanto siamo piccoli, fallibili, che tutte le nostre convinzioni sostenute fino a quel momento si infrangono come una bolla di sapone. Aprendoci gli occhi, Gesù ci mostra quanto fino a quel momento abbiamo vissuto nelle tenebre, quanto abbiamo vissuto nell'ignoranza e ciò che vediamo con gli occhi dello spirito ora non lo possiamo più abbandonare. Per questo Pietro lo segue e lascia tutto. La scelta di Gesù cade su di lui, e in quel tempo, quando ancora non era arrivato lo Spirito Santo perché Gesù era ancora tra noi, il Padre volge il suo sguardo su Pietro e gli rivela per la prima volta chi fosse Gesù, lo dirà poi Pietro in Mt. 16,14 “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e Gesù risponderà: “Beato te Simone, figlio di Giona perché né la carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”.
E quando si incontra la Verità, la Via, la Vita in persona è il momento in cui si nasce di nuovo nel Suo Spirito. Non è stato infatti durante la chiamata che Pietro ha conosciuto il Signore. La chiamata non è mai l'incontro. Si può essere chiamati da Dio a servirlo ma l'incontro, cioè Lui che si rivela a noi può avvenire in un altro momento della nostra vita, è una rivelazione che prende iniziativa solo da Dio. Per Pietro la chiamata: quando Gesù fissatolo gli diede un nuovo nome, non corrisponde all'incontro vero con Dio: quando si rese conto di essere un peccatore, perché quando avviene questo, e cioè il vero incontro e la conoscenza di Dio, si lascia tutto. Non c'è più altro Dio all'infuori di Lui.





5.
VOGLIO LAVORARE PER TE

«Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».

Pietro era rimasto sconvolto da quella pesca straordinaria e, come lui, lo erano gli altri, ed anche i suoi soci, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo. Ma Gesù disse a Simone: “Non aver paura! D'ora in avanti pescherai anime di uomini! E non appena sbarcarono, essi lasciarono tutto per andare con Gesù”.(Lc. 5,10.

Ecco inizia la missione di Pietro, fianco a fianco a Gesù. Il Signore lo investe con la missione di essere pescatore di anime di uomini. E comincia la scuola della nuova pesca per questo uomo nuovo che non è più quello di prima. E Pietro ora non chiede altro se non di lavorare per il suo Maestro perché nient'altro lo interessa più.
Ora alla scuola del Maestro Pietro impara molte cose direttamente dalla sua esperienza con Lui. Non le comprenderà subito ma solo quando su di lui e su tutti gli apostoli scenderà lo Spirito Santo. Infatti la Parola:“Essa cominciò ad essere annunciata dal Signore, e fu confermata a noi da coloro che l'avevano ascoltata, mentre Dio ne dava testimonianza con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà. (Eb 1,14). Annunciata dal Signore penetrata nello spirito di Pietro e confermata a noi da Pietro, per i prodigi da lui visti mentre era con il Signore. “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella”.(Mt. 11,2-6).





6.
LA PAROLA A PIETRO

Difficoltà e gioia



“… Sia benedetto Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo che, nella sua infinita misericordia, ci ha dato il privilegio di nascere di nuovo: ora facciamo parte della famiglia di Dio e viviamo nella speranza della vita eterna, perchè Cristo è risorto dai morti”. (1Pt.1,3)
Esultate di gioia, allora! E' meraviglioso ciò che vi aspetta, anche se adesso, ancora per un po' di tempo almeno, vi toccherà affrontare svariate prove qui sulla terra”.(1Pt.1,6)


Voi amate Cristo senza averlo mai conosciuto e credete in lui, anche se ora non lo potete vedere; per questo siete felici, di una felicità ineffabile che viene dal cielo”.(1Pt.1,8)
Egli stesso ha detto 'Siate Santi perchè io sono Santo'”(1Pt. 1,16)

I
l popolo di Dio

Perciò liberatevi da ogni forma di male. Non limitatevi a fingere di essere buoni! Non siate disonesti, né ipocriti, nè invidiosi; e non fate maldicenze! Ora che avete toccato con mano la bontà del Signore, gettate alle ortiche ogni cosa cattiva!” (1Pt.2)

Siate anche voi, allora, come tante pietre viventi che, entrando nella struttura dell'edificio, formano una casa spirituale. Come sacerdoti consacrati a Dio, avvicinatevi a Lui, voi che siete graditi in virtù di Gesù Cristo, e offritegli i sacrifici spirituali che egli gradisce”. (1Pt.2,5)
Fratelli miei, qui siete soltanto forestieri. Dato che la vostra vera casa è il cielo, vi prego di non aver nulla a che fare con i desideri malvagi di questo mondo, che sono sempre in lotta contro la vostra anima”(1Pt.2,11)

Comportatevi bene fra i non credenti, così, invece di parlare male di voi e guardarvi con sospetto, vedendo quanto bene fate, dovranno lodare Dio nel giorno in cui Cristo tornerà” (1Pt.2,12)

E' la volontà di Dio che, vivendo nel modo giusto, chiudiate la bocca a quelli che stupidamente condannano il Vangelo senza conoscerlo, senza averne sperimentato la potenza. Voi siete liberi dalle leggi, ma non servitevi della libertà come paravento per agire male, bensì per servire Dio”(1Pt. 2,15)


Il valore della sofferenza

Poichè Cristo ha sofferto nel suo corpo, anche voi fatevi forti del suo stesso atteggiamento: siate pronti a soffrire. Perchè, ricordate, chi è pronto a soffrire per fare ciò ch è giusto, ha scelto di non vivere più nel peccato, e intende passare il resto della sua vita, non più in balia delle passioni umane, ma col desiderio di fare la volontà di Dio. Sono finiti i tempi in cui vi dedicavate a tutte quelle brutte cose che piacciono tanto agli atei:peccati sessuali, lussuria, ubriachezza, orge, bagordi, idolatrie sacrileghe ed altri peccati vergognosi! Naturalmente i vostri vecchi amici si meraviglieranno che non vogliate più unirvi a loro in queste depravazioni, e perciò parlano male di voi. Ma ricordatevi che dovranno rendere conto a Dio, che giudica tutti, sia i vivi che i morti, ed essi saranno puniti per la vita che hanno vissuto. Appunto per questo, il Vangelo è stato annunciato anche ai morti, perchè, anche se il loro corpo è stato punito con la morte, ora vivano secondo Dio nello Spirito”.(1Pt.4)

L'amore cancella molti peccati

La fine di tutte le cose è ormai vicina. Perciò siate giudiziosi e lucidi di mente, per potervi dare alla preghiera.”(1Pt.4,7)

Innanzitutto, continuate ad amarvi a vicenda, perché è l'amore che cancella molti peccati. Siate ospitali fra voi, senza lamentarvi. Dio ha dato ad ognuno di voi particolari capacità: fate in modo di servirvene per aiutarvi a vicenda, mettendo così al servizio degli altri i dono che avete ricevuto da Dio.”(1Pt.4,10)

Siete adatti a predicare? Predicate allora, come se Dio stesso parlasse per mezzo vostro”. (1Pt.4,11)

Beati voi, se siete maledetti e insultati, perchè siete cristiani!” (1Pt.4,14)

L'importanza di conoscere Cristo

Volete avere grazia e pace in abbondanza? Imparate, allora, a conoscere sempre di più Dio e Gesù, nostro Signore! Perchè conoscendolo meglio, Cristo vi darà, per mezzo della sua divina potenza, tutto ciò di cui avete bisogno per vivere una vita buona e dedicata a lui: Cristo condivide con noi perfino la sua gloria e la sua bontà! E sempre per mezzo della sua straordinaria potenza, egli ci ha dato tutte qulle cose grandi e preziose che ci ha promesso. Per esempio ci ha promesso di salvarci dalla corruzione che, a causa dei desideri malvagi, regna nel mondo; e non solo, ci ha promesso di darci la sua natura divina. Ma per ottenere questi doni, avete bisogno di qualcos'altro, oltre la fede, dovete anche sforzarvi di essere attivi al bene, ed anche questo non basta. A questo punto, bisogna che impariate a conoscere meglio il Signore, per scoprire che cosa vuole da voi. E chi conosce Dio deve imparare a mettere da parte i propri desideri, per diventare paziente e pio, disposto a lasciarsi guidare da lui e ad adorarlo con tutto il cuore. Questo vi farà maturare ancora di più, e allora imparerete ad accettare il prossimo e ad amare i vostri fratelli. Così riuscirete finalmente a provare amore sincero verso tutti gli uomini. Se vi comporterete così, non sarete indifferenti alle cose spirituali, anzi, in voi aumenterà sempre più la conoscenza di Gesù Cristo, nostro Signore. (2Pt.1,2)