lunedì 30 dicembre 2013

DOVE COMPREREMO PANE A SUFFICIENZA PER SFAMARE QUESTA GENTE? (Gv.6,5)

“I consacrati del
Signore
 si facciano ostie si facciano
pane per nutrire
i fratelli”


“Egli già sapeva quel che stava per fare, ma lo disse per mettere alla prova Filippo” (Gv.6,6)

E Gesù disse: “Fate sedere la gente”. C’era molta erba in quel luogo e gli uomini si sdraiarono sull’erba: erano circa cinquemila. Gesù allora prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente che si era sdraiata, e distribuì anche i pesci, quanti ne vollero. Quando si furono saziati, Gesù disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati affinché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici ceste di pezzi dei cinque pani
 d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato.

Chi sono i consacrati del Signore? I consacrati del Signore sono i benedetti, gli assistiti, i custoditi del Signore, sono gli unti dal Signore, gli ordinati, i resi sacri dal Signore, tutti quelli che il Signore si è messo da parte, gli scelti dal Signore. Tutti coloro che gioiscono nel Signore, i nutriti dal Signore, tutti quelli che vivono la presenza del Signore ogni giorno. Tutti quelli che hanno ricevuto la rivelazione del Signore, che lo hanno incontrato, che sono nati di nuovo. Tu che sei stato scelto dal Signore, sei stato scelto per questo: “perché ciò che nel mondo è stolto, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che nel mondo è debole, Dio lo ha scelto Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato, e ciò che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi davanti a Dio” (1 Cor 1,27-29). Per questo tu devi restare stolto per il mondo, devi rimanere debole per il mondo, ignobile e disprezzato e ridotto a nulla per il mondo, perché tu possa essere costantemente scelto e usato da Dio. A te, che il Signore ha scelto, il Signore ti dice: ti devi fare pane, pane eucaristico. E l’eucarestia altro non è che Gesù Cristo stesso. Gesù, figlio di Dio, si fa pane, si spezza, si fa fonte di vita e si dona perché quanti lo accolgono possano a loro volta farsi pane e spezzarsi per gli altri. Gesù ha vissuto la sua vita come stolto per il mondo, come ignobile e disprezzato e alla fine ridotto a nulla. 


Tu consacrato del Signore, non puoi più vivere per te, ma devi vivere per gli altri. Tu devi mettere sempre davanti a te, gli altri. Tu unto del Signore sei pane eucaristico, ostia, quindi vittima sacrificale per gli altri. Tu nutrito dal Signore, bisogna che cominci a percorrere la strada del “prendersi a cuore” e del dare. Benedetto dal Signore, tu devi sfamare il tuo popolo. Come Gesù. Devi lasciarti prendere dall’amore del Padre con una disponibilità senza calcoli e senza sconti. Se tu ti senti immerso nella benedizione del Padre non

 avrai paura di farti spezzare e donare. Devi essere disponibile sempre, devi coltivare la pazienza e la mitezza, l’umiltà, la tenerezza per gli altri, la bontà. Ci lasciamo inquietare dalle necessità degli altri o rimaniamo chiusi in noi stessi, nelle nostre comunità, che molte volte sono per noi comunità – comodità? Papa Francesco. Perché chi  ama non può fare a meno di spendersi per l’Amato. Lasciarsi afferrare dall’onda di Gesù Cristo e seguirla. Lasciarsi andare senza i tuoi tracciati, senza i tuoi programmi, gli itinerari che ti sei schematizzato tu. Io vorrei esortarvi, cari fratelli, a un modo di vivere più abbandonato, più libero. (A. Bello). Se vorrai spezzarti per  gli altri, sfamerai nella condivisione la tua comunità e potrai sfamare con il resto un popolo intero.   



Ogni Celebrazione eucaristica 
attualizza sacramentalmente il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per noi e per il mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli «fino alla fine» (Gv. 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi «pane spezzato» per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo. [...] Attraverso il memoriale del suo sacrificio, Cristo rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare, sollecita coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione aprendosi al dialogo e all'impegno per la giustizia. È fuori dubbio che condizioni per costruire una vera pace siano la restaurazione della giustizia, la riconciliazione e il perdono. Da questa consapevolezza nasce la volontà di trasformare anche le strutture ingiuste per ristabilire il rispetto della dignità dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. È attraverso lo svolgimento concreto di questa responsabilità che l'Eucaristia diventa nella vita ciò che essa significa nella celebrazione.
(Benedetto XVI, Esortazione Apostolica «Sacramentum Caritatis»