venerdì 9 novembre 2012

ARRENDERSI A DIO


La Sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia.” Giac3,17



Una notte, quasi verso la mattina, si  immerse nella preghiera, in quella preghiera del cuore che innalza naturalmente una lode spontanea a Dio. Non pregava ripetendo le preghiere che comunemente recitiamo ma forse, a motivo della quiete notturna e del silenzio, gli veniva più facile parlare spontaneamente con Dio dal suo cuore. Quando, all’improvviso, vide davanti a sé una terra, … uno scenario desolato,  inospitale, disabitato, desertico. A volo radente la percorse tutta, fino   all’orizzonte. Una terra riarsa, inaridita, asciutta, segnata da grosse crepe, frutto di una forte siccità.  Quando giunse alla fine del percorso, sentì, fuori e dentro sé, un profondo silenzio. Tutto era silenzio. E nel silenzio egli si ammutolì, sentendo intorno a sé una presenza,  forte e quasi schiacciante, una sensazione difficile da descrivere a parole, ma che gli fece intendere che stava alla presenza di qualcuno. Questa nuova consapevolezza lo riempi di timore, il cuore cominciò a battergli forte per il turbamento perché non sapeva che cosa gli stesse accadendo …


 … Allora uscì un torrente …





E allora, Proprio lì, in quel preciso istante, da lui, dove stava, fermo e immobile, … “uscì un torrente, che divenne un fiume largo. E sommerse ogni cosa, la schiantò e la fece  arrivare fino al tempio. Dighe umane non furono capaci di arginarlo, né vi riuscirono le arti di coloro che sono soliti arginare le acque. Dunque si è riversato su tutta la faccia della terra. E ha riempito ogni cosa.” Dunque si riversò su tutta la faccia della terra e si riversò anche su di lui … e dentro di lui … e lo riempi, lo riempì fino all’orlo come fosse stato un vaso di terracotta, un recipiente completamente vuoto. Traboccò da lui ed egli bevve, così … “Hanno bevuto tutti gli assetati della terra; la sete è abolita, estinta, quando l’Altissimo dona la sua bevanda. Beati dunque i servi di questa bevanda, coloro che le sue acque hanno reso credenti.”  Qualcosa stava cambiando in quel preciso istante dentro di lui, anzi qualcosa era già cambiato.



Non riuscì più a pregare perché  il timore, la riverenza, il rispetto, la devozione si fecero largo dentro al suo cuore, fino all’adorazione. Il suo cuore, da tanto tempo inaridito improvvisamente fu gonfio …
 Esse hanno dato riposo a labbra inaridite, e hanno fatto risorgere la volontà paralizzata.”
 … riuscì allora, solo ad intuire, la presenza dentro, di un altro sé  stesso, che chiedeva acqua, ma non della normale acqua, domandava proprio quell’acqua che lo aveva appena riempito, quell’acqua che aveva appena bevuto e lo aveva ridestato, restituito alla vita, anzi, che lo aveva quasi rigenerato, generato ad una nuova vita. Questa nuova vita la poteva sentire ora dentro di sé, sgorgare dal suo seno, sgorgare dalla parte più profonda di sé stesso. Come se questo torrente avesse preso dimora dentro di lui e non smettesse di zampillare acqua, acqua viva. Così aveva sentito dentro di sé la sua anima che inaridita chiedeva acqua. Non si era mai reso conto prima d’ora che la sua anima era stata fino a quel momento un deserto, una terra arida, riarsa, bisognosa. E solo in quel momento si rese conto che ciò che aveva visto mentre era immerso nella preghiera era proprio la sua anima, era stata la condizione della sua anima che aveva visto, mai prima d’ora ci aveva fatto caso e mai aveva pensato che potesse esistere dentro di sé tutto quel deserto. Eppure la sua vita fino a quel momento non era stata poi così male, aveva provato la felicità, molte volte la gioia, tante volte era stato in pace, ma tutto questo era sempre stato mescolato ad altre passioni che lo avevano disturbato; la rabbia, l’ira, che molte volte  lo spegnevano. Per questo motivo la gioia durava un attimo, la felicità era qualcosa di effimero, la pace quando riusciva a sentirla dentro di sé non era mai qualcosa di permanente.


Ma ora, dopo quel torrente impetuoso che lo aveva travolto, sentiva nascere dentro di sé una gioia nuova, una sensazione nuova, una piccola,  giovane gioia nuova, proprio lì dentro, nel fondo di sé,  come un piccolo seme, anzi no, già come un piccolo germoglio. Sentiva che questa gioia si era radicata in lui, aveva messo delle piccole radici con cui si era aggrappata fortemente al terreno ancora poco fertile della sua anima. E ora che essa era stata inondata da quel torrente impetuoso già aveva messo un piccolo germoglio. Una piccola gioia nuova. Adesso era tutto diverso, infatti possedeva questa piccola gioia dentro di sé, anzi no … era la piccola gioia che si era impossessata di lui.
Anche nei giorni a seguire, si sentiva strano,  sembrava che vedesse ovunque intorno a sé qualcosa di nuovo, di inatteso. Poi … dal suo petto cominciò a sgorgare una parola nuova, una parola fino a quel momento forse mai udita e sicuramente mai prima  d’ora usata: “LODE”.

 Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l'Eden, la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode! (Isaia 51,3)


Ovunque si trovasse, la sua mente continuamente gustava il ricordo di ciò che gli era accaduto che era entrato nella  quotidianità della sua vita. Lode,  lode … e la piccola gioia cresceva … lode …. Lode e cresceva . E poi … improvvisamente disse:  “lode a Te”. La prima volta che lo pronunciò si stupì di ciò che aveva detto, lode a Te … sì … lode a Te … proprio a Te … mentre continuava a sgorgare quel fiume che lo aveva travolto e che ora però  portava un messaggio da ripetere, da dire da proclamare: “lode a Te”. Gli sembrava di scoppiare dalla gioia mentre lo urlava dentro di sé. Una sensazione nuova la gioia della lode. Sentiva che Dio lo aveva guardato, aveva posato gli occhi su di lui, si era affacciato dal balcone del Cielo e per un momento lo aveva come contemplato, poi aveva aperto le cateratte del Suo amore e lo aveva inondato di tenerezza, di calore di dolcezza di gioia. E mentre il torrente continuava ad inondarlo e riempire ogni sua piccola cavità, scanalatura, solco, sentiva che questo amore che Dio aveva riversato su di lui lo avvolgeva completamente e che sulla terra non c’era mai stato nessuno che lo aveva mai amato in quel modo … e … finalmente venne a conoscenza che le sue preghiere sarebbero state ascoltate sempre, e che ora poteva parlargli e raccontare di sé e che anche Lui parlava … infatti poteva sentirlo.


 Si ascoltavano l’un l’altro, lui ascoltava il suo Dio, e il suo Dio ascoltava lui e riusciva a distinguere la Sua voce paterna. Quella voce che era sempre stata lì, in quel luogo, in quel Santuario che era il suo  corpo, dove Dio aveva scelto ora di prendere dimora. E così amabile era la voce di suo Padre, così confortante la sua continua presenza che, di riflesso, quasi come un bambino, cominciò a ad abbassare le sue difese, a lasciarsi andare, a fidarsi, ad abbandonarsi a Lui, al Suo amore, alle Sue effusioni che lo accompagnavano durante tutta la giornata e non lo lasciavano mai nemmeno quando dormiva. La mattina, durante la colazione, al lavoro, mentre passeggiava, mentre parlava con i colleghi, mentre stringeva i suoi figli, mentre abbracciava sua moglie, mentre dormiva, il conforto e l’amore di quel suo nuovo Padre che aveva appena scoperto, erano sempre lì, intorno a lui, sopra, sotto, dentro. 


 Era immerso in questo amore tanto che cominciava a comunicarlo anche agli altri. Molti attorno a lui si accorsero, altri no, molti altri non capivano; non capivano l’origine, la fonte di quella gioia. Ma l’amore di questo nuovo Padre era come se lo avesse fatto rinascere a una vita nuova, generato una seconda volta, e ora  lui era bambino, quasi aveva l’età dei suoi figli, stava imparando appena a guardarsi intorno, a stupirsi per ogni cosa, a fare qualche passettino e per nessun motivo al mondo aveva intenzione di lasciare il conforto, il sostegno, il  sollievo di quelle mani, così grandi e forti del suo nuovo Padre che lo accompagnavano ormai ovunque facendolo camminare.  Egli, vegliava su di lui, come una madre. Certe volte, quando si svegliava nel cuore della notte aveva la percezione di essere sempre sotto lo sguardo amorevole del suo nuovo Padre, che gli sembrava lo contemplasse amorevolmente come la sua creatura più bella, la più perfetta, la più amata. E nel dormiveglia si chiedeva come fosse possibile che quel suo nuovo Padre che tutto conosce e che tutto sa lo guardasse così. Pensò allora che tanto dovesse essere il Suo amore per lui, così tanto da non vedere i suoi difetti, le sue mancanze, le sue colpe, che questo amore copriva ogni distanza e colmava il  baratro che c’era tra questo suo Padre e lui.

“Ha fatto abbondare la sua conoscenza,  il Signore, gelosamente desideroso che fosse conosciuto tutto ciò che per sua grazia gli era stato donato. La sua gloria ci ha donato il suo Nome i nostri spiriti hanno glorificato il suo santo Spirito.”


C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio».  Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».  Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».  Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?».  Glirispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.  Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,  perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.  Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.  Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
 Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava
>>.

 (Giov 3,1)

 

Arrendetevi a me, dice il Signore, arrendetevi al mio Amore, alla mia Misericordia. Lo dice ogni volta che la porta del nostro cuore si apre a Lui lasciando entrare il Suo grande e immenso amore dentro di noi. Un amore che si può sentire anche fisicamente, un amore che si può gustare come un abbraccio. Lo Spirito del Signore non ha braccia ma abbraccia, non ha mani ma ti stringe a se, non ha corpo ma ti avvolge completamente e invade il tuo cuore, colma ogni vuoto, riempie ogni valle e spiana ogni montagna dentro di noi. Ma veramente, chi ha gustato questo, può dire di aver sperimentato la bontà del Signore, di aver vissuto e sentito dentro di sé la Sua onnipotenza, il Suo amore. Di aver provato la Sua carezza e di sentirsi ora racchiuso nel palmo della Sua mano, stretto, tenuto al sicuro. Così si sente rinato tra le braccia di un Padre, rinato come uscisse dall’acqua e creatura nuova segnato con il sigillo dello Spirito. Per rinascere in questo modo però occorre la nostra resa totale a Dio, alla Sua Sapienza. Occorre una resa totale della nostra vita a Lui, abbandonando ogni nostra volontà, intenzione, iniziativa rimettendoci sempre a Dio. Se non ci arrendiamo a Lui non potremo mai gustare questa rinascita, perché nel momento in cui noi demoliamo e inteneriamo le mura del nostro cuore con la preghiera, allora il torrente dell’amore di Dio si può riversare dentro di noi con tutta la Sua forza, con tutta la Sua irruenza, con tutta la sua delicatezza travolgendoci e facendoci gustare veramente la dolcezza di cui parla la Scrittura quando dice: “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Salmo 33). Dipende infatti dalla nostra resa il Regno dei Cieli qui sulla terra. Se ci arrendiamo a Lui già ne potremo gustare le dolcezze, già da qui, da questo mondo. Arrendiamoci a Lui e deponiamo tutte le nostre armi con cui ci combattiamo, tutti i nostri pesi che portiamo, tutti  i nostri affanni, deponiamo ai suoi piedi tutto e con totale fiducia in Lui lasciamoci guidare, con totale resa a Lui lasciamoci trasportare dal Suo amore, con totale consapevolezza di essere nel palmo delle Sue mani lasciamoci proteggere e difendere da Lui. Facciamo in modo che nelle nostre preghiere si invochi il Suo nome, si benedica il Suo nome come nella scrittura: “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla sua bocca sempre la Sua lode”, si magnifichi e si esalti il Suo nome perché “questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce”. Se Gesù è veramente il Signore della nostra vita allora lasciamo che prenda tutte le aree della nostra vita: lasciamo che egli si prenda tutto il nostro passato e lo guarisca, guarisca la nostra memoria  le ferite provocate dai nostri genitori, i peccati delle generazioni passate, consegniamo a Lui tutto il nostro passato. Il nostro presente doniamolo a Lui chiedendo per ogni cosa, in preghiera, la via, che ci indichi la via, che ci guidi sui suoi passi, che ci prenda per mano. Prima di ogni decisione importante chiediamo a Lui di assisterci, chiediamo a Lui di occuparsene “Signore pensaci tu ..” di intervenire con forza e con potenza nella nostra vita presente e consegniamogli il nostro futuro che solo Lui conosce, consegniamogli il Suo progetto su di noi, rendiamoci disponibili ed aperti completamente a Lui. Se noi facciamo questo, Egli da dentro, comincerà a cambiarci. Se noi facciamo questo, arrendendoci a Lui, comincerà dentro di noi a muoversi lo Spirito di Dio, a muoversi quel fiume che ci ha invaso così potentemente e che ora andrà a modellarci in silenzio, come fosse un fiume che dopo una piena prende possesso di altre terre e comincia a scavarsi un nuovo percorso. E’ il percorso di Dio dentro di noi che si fa largo, che fortemente ci conduce ad essere ciò che sempre Dio ha programmato per noi, è il percorso che ci condurrà alla pienezza di noi stessi in Dio e alla pienezza di Dio in noi stessi. 
 

Ma dobbiamo lasciare andare, lasciare andare quella stampella a cui siamo attaccati mentre gli tendiamo la mano. Certo, la  nostra fiducia in Lui può essere grande in noi, tanto  grande da indurci a staccare una mano dalla nostra gruccia, a staccare una mano dalle nostre abitudini e sicurezze, dal nostro modo di vivere, di amare, di aprirci agli altri, di cambiare la nostra mentalità, di aprirci a credere e ad amare, a vivere il Vangelo ma una mano resta comunque fortemente attaccata  all’altra  stampella, fissata a terra. Ed è quella mano che vuole il Signore da noi. Perché se noi stacchiamo anche l’altra mano tendendogli tutte e due le braccia solo allora gli dimostreremo piena fiducia, dichiareremo di affidarci a Lui totalmente, tutto di noi stessi a Lui, la nostra vita, la nostra anima, il nostro spirito, il nostro corpo nell’abbraccio del Suo amore. La totale resa a Lui e al Suo amore presuppone il nostro distaccamento dal mondo, da noi stessi, dalle cose umane, caduche ma comunque nostra sicurezza;
transitorie, ma comunque nostro appoggio; momentanee ma indubbiamente molto più sicure, secondo la nostra umanità, che non riesce a vedere l’Eterno. Il Signore vuole da noi quel pezzo del nostro cuore che abbiamo riservato a noi stessi.



giovedì 20 settembre 2012

GIUSEPPE DI NAZARETH


<<Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide chiamato Giuseppe, la vergine si chiamava Maria.>>

L’annuncio dell’angelo a Maria avvenne nel periodo del fidanzamento con Giuseppe.  In sogno un angelo lo aveva rassicurato “ Non temere di prendere con te Maria, tua sposa.  Ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo.” 


E Giuseppe ha creduto alle parole dell’angelo. “Beato te che hai creduto” Giuseppe, beato te che all’annuncio dell’angelo hai dato il tuo  “si”, come quello di Maria necessario a Dio per portare a compimento la Sua promessa di salvezza per l’umanità intera. Giuseppe è un’altra Maria, è il completamento del si della Vergine Maria nell’ambito della salvezza del mondo. 


Perché Dio ha voluto che suo Figlio fosse uomo a tutti gli effetti e nato sotto la legge.

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Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra.” (Salmi 138,15)


Dio lo ha plasmato, lo ha intessuto nel grembo di sua madre, nelle profondità della terra, lo ha formato nel segreto, solo Dio sapeva ciò che sarebbe stato Giuseppe, solo Dio lo ha pensato così come avrebbe dovuto essere e modellato per il Suo grande disegno. Lo ha reso degno di partecipare al mistero dell’Incarnazione.

L’infinita grazia di Dio si è riversata su  Giuseppe fin dall’eternità. Egli è stato concepito per questo, pensato da Dio per questo, plasmato da Dio per questo compito. Giuseppe è stato fatto per il mistero dell’Incarnazione. In Giuseppe la Grazia di Dio si è fatta grande, lo ha ricolmato di Spirito Santo, lo ha riempito completamente, e lo Spirito ha sopperito a tutti i suoi bisogni, tanto che doveri, povertà e miserie nell’uomo sono stati trasformati nelle virtù, nell’onestà, nell’integrità, nella moralità. Giuseppe ha vissuto da custode, vigilante su Maria e Gesù ma ha anche partecipato alla grazia dell’Incarnazione in modo concreto, la stessa Grazia l’ha ricevuta congiuntamente a Maria. 

Anche Giuseppe ha gioito della grazia dell’Incarnazione e il suo “si” è stato grande. Anche lui ha pronunciato il suo “si” all’angelo quando volendo licenziare in segreto Maria è stato avvertito da Dio per mezzo dell’angelo di “Non temere di prendere Maria come tua sposa” e la risposta di Giuseppe è stata immediata. Subito ha creduto. … Beato te, Giuseppe, che hai creduto.

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Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. (Salmi 138, 14)


E come un prodigio è stato fatto Giuseppe, un’opera stupenda di Dio, un capolavoro nelle sue mani, Dio gli ha donato le grazie e le caratteristiche necessarie al mistero dell’Incarnazione. 
Dio Padre, ha preparato una culla per accogliere il suo mistero, ha preparato un terreno fertile per collocare il suo mistero così come ha fatto con la Creazione e l’uomo, ha creato Maria, accanto a lei ha posto Giuseppe, ha preparato fin dall’Eternità una madre, un padre, una casa, una sicurezza materiale e affettiva, un terreno fecondo che Dio ha arato e che sono Giuseppe e Maria, per poter piantare il seme della salvezza, il grande disegno che aveva promesso a Israele. Così li ha fa Dio,  conoscendoli fino in fondo con una perfezione tale che può venire solo da Lui. 

Nella preghiera di Giuseppe la lode:
Tu, o Dio che mi conosci fino in fondo … 
tu mi hai fatto come un prodigio … 
tutte le tue opere sono stupende, 
o Dio della mia lode, … 
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro; 
i miei giorni erano fissati, 
quando ancora non ne esisteva uno. 
Quanto profondi per me i tuoi pensieri, 
quanto grande il loro numero, o Dio; 
se li conto sono più della sabbia, 
se li credo finiti, con te sono ancora. 
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre".


Preghiera di San Francesco Di Sales

Glorioso San Giuseppe,
sposo di Maria,
estendi anche a noi la tua protezione paterna,
tu che sei capace di rendere possibili
le più impossibili delle cose.
Guarda alle nostre presenti necessità,
rivolgi i tuoi occhi di padre
su ciò che preme ai tuoi figli.
Aiutaci
e prendi sotto la tua amorevole protezione
le questioni così importanti
che ti affidiamo,
in modo che il loro esito favorevole
sia per la Gloria di Dio
e per il bene di noi
che affettuosamente ti seguiamo.
Amen.

"Non dobbiamo per nulla dubitare che questo santo glorioso abbia un enorme credito nel Cielo, presso Colui che l’ha favorito a tal punto da elevarlo accanto a Sé in corpo e anima. Cosa che è confermata dal fatto che non abbiamo reliquie del suo corpo sulla terra. Così che mi sembra che nessuno possa dubitare di questa verità. Come avrebbe potuto rifiutare questa grazia a Giuseppe, Colui che gli era stato obbediente tutto il tempo della sua vita?"
(San Francesco di Sales)

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“Ma unica è la mia colomba la mia perfetta, ella è l’unica di sua madre, la preferita della sua genitrice. L’hanno vista le giovani e l’hanno detta beata, le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi. (Cantico 6,9)


I momenti in cui Dio si rendeva presente nella casa di Nazareth hanno unito tutte e tre le anime in Lui, con forza e una grande intimità d’unione nella condivisione e nel godimento di Dio. 


Ciò che Maria viveva in Dio, unione d’amore tra Padre e Figlio lo viveva anche Giuseppe allo stesso modo. 
Giuseppe era uomo giusto e docile allo Spirito, materno, padre della Parola compartecipante alla Grazia direttamente e attraverso Maria e Gesù. Perché in Dio il prossimo diventa noi stessi, liberati da tutti i nostri pesi, quasi a sparire a noi stessi per identificarci con l’altro. 

Come quel giovane che  Gesù guardò e subito amò. 

Se il nostro sguardo non vede la beatitudine e l’appagamento di Giuseppe in Dio è perché è offuscato dai preconcetti di questo mondo, non possiamo guardare e amare come Gesù perché dobbiamo fare i conti con tutto ciò che in noi stessi non è in Dio con tutto ciò che ci vela lo sguardo e che non ci mostra il prossimo come veramente è.

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Il “si” di Giuseppe

Mai si parla del “si” di Giuseppe, altrettanto santo, altrettanto la sua vita è stata un sacrificio di carne e sangue. Partecipante della Grazia di Santificazione ha difeso con il suo corpo il tesoro di Dio, ha ricevuto la Grazia Santificante che ne ha fatto un eroe davanti a Dio. Dalla grazia è stato nutrito fin dall’eternità per sostenere questo suo compito, questo suo “si” a Dio che è paragonabile a quello di Maria. 
La purezza, la purezza di cuore, di animo, di Giuseppe lo ha preservato dal peccato e da ogni azione malvagia e la Grazia di Dio lo ha santificato sposo, martire e sacrificio a Dio. Soave profumo è stato Giuseppe per Dio che lo ha plasmato con le sue braccia per dare conforto a Maria. Giuseppe, le braccia, il conforto nelle avversità e la dedizione totale per Maria, Giuseppe un’anima sola con Maria e con Dio. Giuseppe è ciò che Dio ha messo accanto a Maria. 
Giuseppe e Maria vivevano ininterrottamente alla presenza di Dio, che concretamente abitava la loro casa, alla presenza dello Spirito di Dio, lo Spirito Santo che li avvolgeva e circolava tra loro nello stesso modo in cui circola nelle tre persone della Trinità. Da Dio partiva, li attraversava, li univa a sé come cosa sola, e poi ritornava a Dio. Come in un cerchio, poiché l’amore di Dio si sviluppa concretamente e fisicamente, si sente circolare e riempie ogni cosa, non è una metafora, non è un fantasia o un immagine astratta.
L’amore di Dio ha un compimento finale e ha la sua massima espressione e concretezza e realtà nella piccola Trinità che è la famiglia, immagine della Trinità dove l’amore fluisce tra i suoi membri in modo circolare dove tutti i membri sono per Dio, rivolti a Lui uniti nel Suo Amore. Giuseppe partecipava all’Amore concreto di Dio. Dio ha creato un unione stretta e profonda tra i membri della casa di Nazareth fatta della Sua presenza viva.  Giuseppe è l’anima che magnifica il Signore, che con Maria lo ha magnificato tutta la sua vita . Giuseppe un giardino rigogliosissimo per Dio Padre, un figlio prediletto. Una creatura ultraterrena, un animo nobile, un capolavoro di Dio, lo specchio di Maria, la virtù di Maria, la purezza di Maria. Giuseppe è acqua limpida del Padre, anima cristallina, consolazione di Dio e fiducia di Dio, sposo e martire, ha offerto totalmente la sua vita a Dio. Giuseppe servo di Dio, riservato a Dio. Riservato al Padre.




 Il “magnificat” di Giuseppe

<<La mia anima ti magnifica o Signore e il mio spirito esulta in te, mio Dio, mio salvatore perché hai guardato l’umiltà del tuo servo d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beato perché grandi cose hai fatto in me o Signore, Onnipotente e Santo è il Tuo nome. Tu che hai innalzato gli umili, i puri di cuore, che hai esaltato i piccoli, che hai fatto conoscere il tuo mistero ai 
deboli, tu che hai rimandato i ricchi a mani vuote, gli orgogliosi, i superbi, gli oppressori non sono partecipi di questo mistero perché tu ti sei fidato degli umili, o mio Dio, tu hai chiamato gli umili, o mio Signore, tu hai scelto i poveri.  Tu ci hai ricolmato di beni, o Signore, a noi che siamo affamati di te hai dato  te stesso, tu hai ricolmato di beni tutta la nostra vita, niente ci hai fatto mancare o Signore, ancora tu hai soccorso Israele, non l’hai lasciato nelle tenebre, il tuo popolo che tu ti sei scelto e hai compiuto la tua promessa ora qui, nella mia casa, come avevi promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.>>


Consegnato a Dio

Giuseppe unito a Dio che lo colma di ogni grazia e lo riempie di Spirito Santo già qui sulla terra vive la dimensione del paradiso, saldo lo tiene Dio mentre lo fa camminare nella fede, ma il cammino di Giuseppe che può risultare faticoso a occhi umani invece è un’ascesa continua verso Colui che lo ha come se i suoi piedi poggiassero ogni volta, ad ogni passo su morbidi giacigli piuttosto che sulla nuda terra, arsa dal sole, e le sue mani sfiorassero sempre l’Onnipotenza di Dio  piuttosto che legno martelli e chiodi. Giuseppe ha vissuto con Gesù, la pienezza di Dio lo ha accompagnato per tutta la sua vita e noi non possiamo immaginare quanto sia stata dolce perché lo vediamo nella fatica, nella custodia di una famiglia, faticosamente lavoratore, ma non vediamo la dolcezza che lo Spirito procurava a Giuseppe, l’appagamento di Giuseppe nell’allevare il suo Dio, lo Spirito Santo che ogni giorno dava a lui forza coraggio gioia. Pensiamo che vivendo vicino a una Vergine fosse stato privato delle gioie del matrimonio ma l’ estasi in Dio è tutto, la pienezza di Dio è tutto perché lo Spirito Santo è amore e l’amore è carità e la carità è “agape, eros e abnegazione” e lo Spirito Santo che tutto dona,  tutto ha donato a Giuseppe per stare accanto a Maria. Tutto questo non lo vediamo, non vediamo quell’intimità con il suo Dio che faceva si che anche lui insieme a Maria potesse cantare:



“L’anima mia ti Magnifica o Signore”   

perché mi hai scelto come il tuo servo più fidato
perché mi hai affidato il mistero dell’Incarnazione,
il mistero della salvezza di tutto il Creato.
Ti ringrazio, Signore perché mi hai creato per questo,
e tutti giorni mi dai tutto te stesso,
il tuo unico figlio è qui davanti a me,
e io lo posso vedere, stringere, baciare, e la mia gioia è immensa. Perché tu o Signore sei la pienezza,
la perfezione e nulla mi manca ora che sono qui con te con questo prodigio che con Maria è nella mia casa.







sabato 9 giugno 2012

Cantico della Vergine



“Maria, il grembo di Dio”

Cantico della Vergine

 “Spirito di Dio, Spirito Santo,
che accendi il mio cuore
e accendi tutti i miei sensi
e mi avvolgi con il tuo caloroso abbraccio che mi prende fino
 nell'intimo fino a che,
mille brividi mi percorrono,
Spirito del mio Dio, io ti amo, Spirito di Dio, che ora ti presenti in questo modo così nuovo, che ora mi offri questa conoscenza di Te così nuova, io ti amo, Spirito Santo, ora, così nuovo è questo sentimento che è nato dentro di me, così nuovo questo Amore, così nuova questa esperienza, così vero questo inizio che tu hai posto nel mio grembo, questo principio che Tu hai posto dentro di me, 
questo frutto
che Tu stai intessendo
nel mio seno.
Poiché brividi mi percorrono
e tutta me stessa sussulta in Te,
e si apre al Tuo Amore,
si abbandona alla Tua volontà,
ed esulta nella gioia e
nel gaudio del Tuo Amore.”























giovedì 3 maggio 2012

IL MATRIMONIO IN DIO










 “IO SONO STATO CONCEPITO DI SPIRITO SANTO”



  
Amen
















IL MATRIMONIO SECONDO DIO


Nel Matrimonio i momenti di intima comunione tra gli sposi sono dono di Dio. Sono i momenti in cui si esprime la sacralità del matrimonio che Dio ha santificato. Sono doni, doni di Dio per gli sposi. L’intimità che si raggiunge è in proporzione a quanto gli sposi aprono il loro cuore a Dio e a loro stessi reciprocamente e a quanto siano aperti a ricevere Dio in loro e a riceversi l’uno con l’altro. Questo è il motore del matrimonio sulla base del quale tutto è possibile e si ha la protezione forte dell’Onnipotente che consacra i due sposi in Lui e santifica.

Gesù ci ha salvato e allo stesso modo Dio ha santificato il matrimonio per mezzo dell’Incarnazione del Verbo, di sé stesso nel grembo di una donna. Quindi gli sposi in Dio vivono questa dimensione mistica in Dio, della loro unione in Dio.

L’intimità si rivela più forte più è la Grazia in loro, l’intimità tra loro è più forte e sempre più forte quanto è intensa la loro intimità con Dio.

Dio dona a loro se stesso, nel matrimonio dona a loro la Sua Divinità, dona a loro la Sua Incarnazione, la Sua morte e la sua Resurrezione in quel momento di intima unione tra loro. Per questo l’atto intimo tra gli sposi è sacro. Dio dona loro la Sua Salvezza attraverso questo intimo atto.

Dio dona se stesso. Perché Dio è Amore. Dio è tanto Amore, è una cascata interminabile di Amore, Di o è un atto d’Amore, Dio è una carezza, un bacio, Dio è tenerezza, Dio ci ha dato tutto ciò che ci serve perché la nostra vita sia Santa. Dio lo abbiamo tra noi nell'Eucarestia, nei Sacramenti. L’abbiamo in noi con il Suo Amore. Gloria a te o Signore.
Così come Dio ci ha già salvato, Dio ha già santificato il matrimonio con L’incarnazione di Suo Figlio che è stato concepito, nato, morto e Risorto e che tutti noi abbiamo lo stesso destino allo stesso Suo modo, soprattutto nel concepimento di Dio-uomo si santifica ogni uomo che viene al mondo e anche l’atto con cui viene al mondo, perché è stato compiuto da Dio stesso ed è quindi Santo come ogni cosa che fa è Santa perché Lui è Santo.
Il Signore vuole ora ridare significato a questo gesto, vuole rendere giustizia a questo atto sacro, a questo significato originario, concetto che satana ha stravolto sia nei giusti che negli empi. Il matrimonio in Dio è castità e purezza e la sua protezione è potente e si estende sulle generazioni assieme alla Sua Misericordia. L’esperienza del matrimonio in Lui è bellissima.
L’unione intima tra gli sposi è sacra, sacra e santa perché gli sposi sono ricoperti con il sangue di Gesù nel rito del matrimonio e nel Sacramento. La potenza salvifica del sangue di Gesù li purifica e li protegge, essi sono sotto la potente protezione di Gesù. L’atto intimo tra gli sposi è consacrato dal Sangue di Gesù che li ricopre ogni volta che consumano il Sacramento, atto che li rende Santi, graditi a Dio, gioia di Dio, compiacimento di Dio, gaudio di Dio presente in loro, in mezzo a loro. Tutti i sacramenti sono ricoperti dal Sangue di Gesù.
Gli sposi vivono un momento di sacralità perché questo atto è benedetto e voluto dal Padre, purificato dal Sangue di Gesù che lo rende casto e la profusione del Sangue di Gesù su di loro li rende sacri. E’ solo nel Sacramento e nella consumazione di esso che si effonde e scaturisce da qui una potente protezione sulla coppia, la Tenda di Dio su di loro nella quale sono racchiusi nella quale sono in intimità con Dio e da qui scaturisce la potente intercessione per l’umanità che ogni coppia in quel prezioso istante è. Preziosa e potente intercessione sono due sposi che vivono il Sacramento. Preziosa e potente intercessione per il mondo intero sono due sposi che nel loro amore si uniscono in Dio. Sessualità e Santità si uniscono, per volere di Dio che li ha creati.
Gli sposi sono una sola carne e un solo sangue in Gesù, nel Sangue di Gesù, nell’Eucarestia, nella Comunione.  Il dono dell’intimità che Dio fa agli sposi l’uno verso l’altro in Lui e il dono dell’intimità che fa agli sposi verso Se stesso dà grande potenza di intercessione agli sposi nel momento e nell'atto più intimo che stanno vivendo in Comunione con loro stessi e con Dio tale da poter pronunciare questa preghiera a Dio: Dio mio per questa intimità che c’è tra noi e che Tu hai voluto, che ci rende uno, una cosa sola in Te, ti prego volgi il tuo sguardo su …. o prenditi cura di … e il Signore Dio che ha fatto dono agli sposi della Sua intimità li ascolterà. Gli sposi durante l’intima unione tra di loro e con Dio possono affidargli le loro preghiere di intercessione e dirgli grazie. Ogni volta che gli sposi si uniscono intimamente tra loro e in Dio una spada entra nel fianco di satana e lo fa urlare come se gli fosse stato inferto un colpo mortale.

La separazione degli sposi per Dio



 
Un’opera di Dio così perfetta qual è il Matrimonio se viene deturpata è sofferenza per Dio. Per l’oltraggio, per il dono di Dio stesso agli sposi, è come se un bellissimo fiore fosse stato calpestato o di più addirittura come se una creatura fosse stata abortita. La “separazione”è la disperazione di Dio. Per meglio comprendere questa disperazione di Dio, bisognerebbe pensare a qualcosa di perfetto e di molto caro ai nostri occhi, qualcosa a cui teniamo tanto e che per noi ha un immenso valore, che ai nostri occhi è perfetto e prezioso. Allora noi regaliamo, doniamo questa cosa a una persona cara che noi amiamo molto, questa persona accetta il dono, non si rende conto però che questo dono che ha ricevuto da noi è la parte più preziosa di noi stessi ed è come se avessimo donato noi stessi. Ma la persona che noi amiamo e a cui abbiamo fatto questo dono non lo comprende fino in fondo e poco dopo lo getta via. Ah che doppia delusione in noi! Prima perché il dono è stato gettato e poi perché la persona che più amiamo non ha compreso l’importanza di quel dono e il dolore per il fatto che il dono era stato creato proprio per questa persona, apposta per lui. Immenso è il dolore e il dispiacere di Dio, perché questa è un ennesima ribellione al Suo grande Amore.
Il matrimonio è un legame che non si può spezzare, è come una cintura dorata fatta di un materiale molto forte, molto più forte dell’acciaio con uno spessore molto alto ed è completamente chiusa come se fosse un pezzo solo. E’ l’anello che si porta al dito. E il materiale indissolubile e forte di cui è fatta la cintura è come il matrimonio. Non si può spezzare questo legame, non si può dividere perché questo stesso legame Egli lo ha scelto per legarsi a noi. Ancora una volta, il Signore dell’Universo si è fatto e si fa piccolo per restare con noi, per vivere in mezzo a noi, per vivere con noi. Per vivere quell’intimità che c’era prima del peccato. E ci parla come se parlasse alla Sua sposa: “io ti ho sposato, tu mi hai tradito, ma il mio amore per te è così grande che ti ho ripreso con me. Perché quest’unione ha scelto per noi, perché questa è l’unione massima, il matrimonio, perché qui il Signore diventa per l’Umanità Padre, fratello e sposo ed è tutt’uno con la Sua sposa.

La nudità davanti a Dio




Il peccato ci ha separato da Dio a tal punto da vergognarci di essere nudi davanti a Lui. La nostra nudità davanti a Dio è per noi insopportabile, un disagio e un umiliazione terribile sentiamo quando siamo nudi alla Sua presenza. Ma se non siamo nudi davanti a Lui non ci può essere per noi vera intimità con Dio, se ci vergogniamo ad essere nudi davanti a Lui è perché sentiamo tutto il dolore, la vergogna e l’irreparabilità di ciò che è stato, del peccato originale, dell’offesa grande arrecata a Dio. Essere nudi davanti a Dio non è come mostrare il proprio corpo sulla spiaggia o girare poco vestiti o stare nudi davanti a persone intime. La nudità davanti a Dio è altra cosa. Dio ci conosce in ogni minimo e intimo tratto, conosce tutto di noi e stare davanti a Lui significa lasciarsi scrutare a fondo perché nulla gli sfugge come davanti al giudizio. La sofferenza e l’umiliazione che sentiamo quando siamo nudi davanti a Lui è la nostra separazione intima da Dio che risale al peccato originale. Ma Lui vuole riconquistare questa intimità con noi che siamo malati di questo. E’ questa la nostra separazione da Dio. E’ da questa separazione che la Vergine Maria è stata preservata.
Non c’è nessuna vergogna nell’intimità con l’Amato.





L’Incarnazione santifica il matrimonio: 


E’ mistero di Dio l’Incarnazione, la creatura in grembo a Maria è concreta e viva creata da puro Spirito d’Amore, come avviene nel Matrimonio. Questo disegno di Dio che è l’Incarnazione genera il Salvatore del mondo e Santifica il Matrimonio e il sacro atto del concepimento. Questo disegno di Dio rende Sacro il Matrimonio, rende sacro l’atto del creare perché compiuto da Dio allo stesso modo nel generare Suo Figlio, se stesso. E’ un annuncio al mondo, è un esortazione: “Svegliatevi! Perché l’Amore viene da Dio, svegliatevi! Perché il Matrimonio viene da Dio!” per questo Dio si è legato in matrimonio con questa creatura terrena che è Maria inondandola delle Sue Grazie perché ella potesse dire “Marito mio”. Quando due sposi sono in Dio e concepiscono in Dio allora vivono la stessa estasi divina che ha vissuto Maria nel concepimento del Figlio di Dio. E’ così che nasce un uomo anche. E quindi ormai Dio è uomo, è come noi,è uno di noi, nato come noi, vissuto come noi e morto come noi. Ha preso la nostra natura umana, si è imparentato con noi. Questo ce lo dice tutti i giorni nell’Eucarestia dove ci ricorda che Egli ha un corpo e sangue, che è carne come noi. Ha purificato quindi la nostra carne e il nostro sangue in Lui.
Per via dell’Incarnazione è’ forte il legame che unisce gli sposi tra loro e in Dio, ognuno di loro è in Lui e tutti e due loro fanno uno in Lui ma non solo nel Suo Spirito anche nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, sono in tutto il Suo Essere e Lui è in loro a tal punto da essere inscindibili. Gli sposi sono nell’Eucarestia. Questo è il matrimonio. E’ un unione forte, è un unione potente, è l’unione per eccellenza, gli sposi sono una sola cosa con Lui se si arrenderanno al Suo Amore.

A sé Dio strinse Maria, il frutto del suo Amore, privilegio unico. A sé strinse Maria, il frutto del suo Amore, del Suo Amore per noi fattosi Amore. Concepito di Amore si è reso Amore concreto, è qui il mistero dell’Incarnazione. L’Incarnazione del Puro Amore di Dio Padre che diventa materia, che si concretizza, che non rimane astratto, concetto astratto d’Amore e di puro Spirito ma diventa concreto, concreta carne, concreto sangue come nell’Eucarestia che è Amore, che è Dio incarnato, che è carne e sangue di Dio, frutto di quell’Amore e di quell’Estasi Divina tra Dio e Maria, tra Dio e l’Umanità.

Dio è entrato potentemente nelle nostre vite e nella storia lasciando tracce concrete di se stesso, si è rivelato a noi per vivere con noi per dirci sono uno di voi. Si è legato a noi con il matrimonio con la Vergine Maria è diventato nostro Padre e con la nascita del Figlio Suo nostro fratello e nostro sposo con il sacrificio e la Sua Passione d’Amore sulla Croce. Quanto è vasto questo mistero. Il Signore nostro Dio, il Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe ha sposato Maria Vergine “come un giovane sposa una vergine, … così ti sposerà il Tuo Dio”. Da questa mistica unione tra Cielo e terra è nato il nostro Salvatore.
Il Signore nostro Dio l’ha amata in vita come Sua sposa e l’ha esaltata poi e incoronata Regina del Cielo e della terra. Da questa unione si sprigiona una grande potenza d’amore che avvolge l’umanità intera, l’abbraccia, perché Dio si è chinato sulla terra e ha contratto matrimonio con una delle Sue creature.

Il signore ha sposato l’umanita'sulla croce



E’ sulla Croce, Suo talamo, che Gesù il Signore ha sposato tutta l’Umanità. Nella Croce si incontrano e si uniscono la solennità di Cristo, il Timor di Dio, la Chiesa, la Passione di Gesù, la sofferenza di Gesù, l’Amore, l’eros la Gioia, la Pace, il Gaudio dell’anima e del corpo, la Risurrezione. E’ l’unione fisica e spirituale con l’Umanità. Infatti, Dio si è fatto tutto uomo, non uomo a metà. Tutti questi aspetti sono uno solo in Lui, così come Lui è uno solo sulla Croce con l’intera Umanità. E’ lì dove tutto avviene. Il Matrimonio è pensato da Dio guardando alla Croce e la Croce guardando al Matrimonio. Il sacrificio e l’amore, l’amore e il sacrificio. Il sacrificio d’amore, il Matrimonio.

L’Infinito ha dovuto nella Sua Misericordia e nella Sua bontà trovare un modo molto umano per entrare in relazione con noi, preziose creature che Egli ama. E’ l’Amore che lo ha spinto verso di noi, perché Lui è Amore e l’Amore non si può sottrarre all’Amore. E il modo in cui entra in relazione con l’Umanità la prima volta che è entrato in relazione profonda e intima con l’Umanità è stato nel grembo di Maria, nel matrimonio con una creatura Sua che lo ha concepito e fatto nascere nel mondo. E questo matrimonio e questa unione sono sacri. Dio è innamorato del matrimonio, gli attribuisce grande importanza non solo alla spiritualità dell’unione intima ma anche alla fisicità dato che il nostro corpo è opera Sua. E’ opera Sua il suo funzionamento, è opera Sua tutto in noi, è opera sua il godimento e l’estasi degli sposi, Lui l’ha santificata, è immagine del Suo Amore. E’ ciò che ha sempre voluto che fosse dagli inizi della Creazione. E’ una nuova circoncisione, è il fuoco sulla terra.

L’Estasi d’amore degli sposi non è completa se non viene portata a compimento, ed è molto importante questo compimento perché è poco prima di esso che si verifica l’unione, è poco prima di esso che si può dire siamo uno, veramente una cosa sola. E’ questa l’importanza che Dio dà a questo atto che come conseguenza ha la creazione. Così come Lui crea una persona nuova, anche due sposi creano una persona nuova. Se gli sposi si rendessero conto che ciò che vivono è immenso piacere per Dio, che ciò che loro vivono anche Lui lo vive con loro, capirebbero la sacralità di questo gesto.

Il matrimonio che Dio consuma sulla Croce con l’Umanità intera è un momento in cui Cielo e terra si fondono, si compenetrano questo ha un valore immenso perché diventa dono per gli sposi così che possano vivere il loro amore in Dio e donarsi l’uno all’altro allo stesso modo in cui Dio si è donato all’Umanità intera. “… come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il Tuo Architetto … il tuo Creatore”. Dio è sposo. Vuol dire non escluderlo mai dalle loro vite come lo è stato per Adamo ed Eva prima del peccato originale nella stessa misura in cui Dio partecipava al loro amore e si compiaceva di loro santificando la loro unione spirituale e carnale e confermando il Sacramento del Matrimonio come Suo dono sublime, come Suo mistico dono. Perché il matrimonio eterno e quello nella carne che appartiene alla terra e agli sposi non ha nessuna differenza, ciò che avviene tra gli sposi avviene misticamente anche tra l’anima e Dio. Non c’è differenza in questo. E’ una creazione stupenda, è una concessione stupenda che Lui ci fa perché ci mette in grado di partecipare a ciò che saranno le nozze eterne già da ora, già su questa terra. Il matrimonio è a immagine delle nozze eterne. Il matrimonio è la stessa sostanza delle nozze eterne. E’ l’esperienza e l’essenza delle nozze eterne. Il matrimonio è la divinità delle nozze eterne. Il matrimonio è l’esaltazione di Dio, è la preparazione a ciò che sarà di noi con Dio. Quando gli sposi vivono il Sacramento, cioè l’unione tra le loro anime e i loro corpi, si consacrano reciprocamente nell’Amore di Dio. Il matrimonio è un dono grandissimo che ci fa vivere perché è Sua somma volontà.

E’ attraverso l’atto sponsale che si attua l’Umanità di Cristo. E’ attraverso questo atto che Egli si avvicina a noi, che diventa simile a noi che si incarna in noi. E ci incoraggia a trattare con Lui con confidenza, con amore di sposa, con intimità. Ci dice “lasciati amare, è tutto ciò che voglio”, ed è questo il grido che fa all’umanità intera “lasciati amare popolo mio, lasciati amare”. Ed è con questo che Egli decreta la sacralità di questo atto, che se ne riappropria, perché la sessualità è di Dio ed Egli la rivuole perché è Sua e se ne vuole riappropriare per la salvezza dell’uomo.



La relazione profonda tra i membri della sacra famiglia



Vivevano rivolti a Dio, insieme, tra loro nello stesso modo delle tre persone della Trinità, l’amore circolava tra loro allo stesso modo, da Dio li attraversava e tornava a Dio come in un cerchio. Tra loro tre quindi, tra genitori e Figlio. Tra i due sposi Giuseppe era il custode e tutto ciò a cui si appoggiava concretamente e fisicamente Maria, direttamente amata da Dio, come Eva era stata amata prima del peccato originale. L’amore di Dio si sviluppa concretamente e fisicamente, si sente circolare e riempie, non è un’allegoria, non è un utopia, una cosa lontana. L’Amore di Dio ha un compimento finale. L’Amore di Dio è un amore concreto che ha la sua massima espressione e concretezza e realtà nella piccola Trinità che è la famiglia, immagine di essa, dove l’amore fluisce tra i suoi membri in modo circolare, tutti i membri sono per Dio, rivolti a lui e ai fratelli uniti nel Suo Amore. La forma più alta e più vicina a Dio stesso è nell’amore del matrimonio, dove assieme al Suo Amore, pace e gioia si esprime il Suo gaudio tra gli sposi. Giuseppe partecipava alla cura di Maria, alla Sua protezione ma anche e soprattutto all’Amore concreto di Dio. Immaginiamoci che serenità nelle famiglie se veramente circolasse l’Amore di Dio, dove i cuori sono aperti all’amore, la dolce tenerezza e intimità tra fratelli fa parte dello stesso amore. La pazienza, la tolleranza, la comprensione, l’aiuto reciproco, l’affetto profondo. Dio vuole che tra noi circoli il Suo amore, che noi diventiamo immagini Sue, piccole Trinità, piccoli cuori aperti ad adorare il signore e che ogni gesto nelle nostre vite si faccia per amore come nella casa di Nazareth, senza avere paura di avvicinarsi gli uni agli altri e dimostrare questo Amore. Dio ha creato un unione stretta e profonda tra i tre membri della casa di Nazareth fatta della Sua presenza viva. I momenti in cui Dio si rendeva presente nella casa di Nazareth hanno unito tutte e tre le anime in Lui, con forza e una grande intimità d’unione nella condivisione e nel godimento di Dio. Ciò che Maria viveva in Dio, unione d’amore tra Padre e Figlio lo viveva anche Giuseppe allo stesso modo. Giuseppe era uomo giusto e docile allo Spirito, materno, padre della Parola compartecipante alla Grazia direttamente e attraverso Maria e Gesù. Perché in Dio il prossimo diventa noi stessi liberati da tutti i nostri pesi quasi a sparire a noi stessi per identificarci con l’altro. Come quel giovane che Gesù guardò e subito amò. Se il nostro sguardo non vede la beatitudine e l’appagamento di Giuseppe in Dio è perché è offuscato dai preconcetti di questo mondo, non possiamo guardare e amare come Gesù perché dobbiamo fare i conti con tutto ciò che in noi stessi non è in Dio e secondo Dio. Tutto ciò che ci vela lo sguardo e che non ci mostra il prossimo come veramente è.




PICCOLA CASA DELLA VISITAZIONE

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date …”

piccolacasadellavisitazione@hotmail.it




“Possa la strada venirvi incontro,

possa il vento sospingervi dolcemente,

Possa il mare lambire la vostra terra

e il cielo coprirvi di benedizioni”.