sabato 31 marzo 2012

Benedetto sei tu Signore


Benedetto
sei tu Signore
perché mi sei vicino, benedetto
 sei tu Signore
perché mi dai conforto, benedetto
sei tu Signore
perché vieni da me. Benedetto
sei tu Signore
 perché il tuo Amore mi dà forza,
benedetto
sei tu Signore perché mi ami,
benedetto
sei tu Signore
perché mi hai scelto, benedetto
sei tu Signore
 perché mi perdoni, benedetto
 sei tu Signore
perché mi liberi,
benedetto sei tu Signore.



Magnificat


Prova a pregare il Magnificat guardando la Croce: è il canto della Salvezza,
è l’Inno della Salvezza che è stato incarnato da Maria al concepimento di suo Figlio. 
Nel Magnificat si esprime la volontà di Dio e della Sua Salvezza, se si guarda la Croce si può dire come Maria:
“L’anima mia magnifica il Signore” per ciò che ha fatto per ognuno di noi, perché è nato, morto e Risorto per me. “E il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore” perché è lì davanti a me, crocifisso per Amore, e con la Sua morte mi ha donato la Salvezza.
“Perché ha guardato l’umiltà della Sua serva” ha guardato agli umili, anche alla nostra piccola umiltà dentro di noi e a questa si è aggrappato, da questa ha attinto la Sua forza di morire per tutti noi, a questa briciola di umiltà che c’è dentro di noi.
“D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” e beati siamo noi che siamo stati salvati, beati ci ha reso Dio che ci ha salvato e grandi cose ha fatto in noi e per noi l’onnipotente e continua anche ora a farle e Santo è il Suo nome, in eterno
Su ogni generazione, la Sua Misericordia si stende su chi lo teme e con il Suo forte braccio ha fatto giustizia ed è stato fedele alle Sue promesse, alle promesse fatte fin da Abramo, di mandarci un Salvatore potente. Questo intimo legame tra il Magnificat e la Croce è lo stesso che c’è tra la creatura e Gesù. Lo stesso che c’è tra la creatura e il Padre e lo Spirito Santo. Il Magnificat, l’Inno della Salvezza, il Canto dell’Incarnazione è più che mai da pregare a Pasqua, giorno della Salvezza promessa e annunciata da Maria nel Magnificat. 














lunedì 5 marzo 2012

LA FIDUCIA IN DIO




“La Fiducia in Dio” Lorenzo Bartolini (Savignano, Prato, 1777 – Firenze 1850)

In questa statua di Bartolini ho visto rappresentata l’Annunciazione dell’Angelo a Maria e di tutte le rappresentazioni dell’Annunciazione fatte fino ad oggi, penso che questa statua del Bartolini la rappresenti al meglio,  anche se non è l’Annunciazione che rappresenta ma la Fiducia in Dio. Ma l’Annunciazione si potrebbe anche chiamare La Fiducia in Dio.  Io penso che sia così che Maria accolse la volontà di Dio. Nell’atteggiamento della fanciulla rappresentata, con le ginocchia piegate, le mani nel grembo e il viso e gli occhi rivolti verso l’alto, l’espressione dolce e di abbandono totale, le mani consegnate e aperte dirette verso l’alto si vede la contemplazione della creatura incantata dal Suo creatore e l’abbandono e la mollezza delle braccia e delle mani nel grembo per me denotano la piena consegna consegna di se stessi a Dio. Maria ci suggerisce come dovrebbe essere la nostra preghiera, ci suggerisce l’atteggia-mento che dobbiamo avere nella preghiera a Dio, ci suggerisce di imitare l’umiltà di cuore e l’abbandono di se stessi nella preghiera, rinunciare a tutto ciò che si è e che si vorrebbe poter essere, per mettersi a nudo davanti a Dio, spogliandosi da tutto ciò che ci può allontanare da Lui, da tutto ciò che si interpone tra Lui e noi per restare integralmente noi stessi con la nostra povertà davanti a Lui.


“Avvenga dentro di me ciò che vuole il Signore”

Maria affidò completamente se stessa a Dio, fece dono di se stessa e del suo grembo a Dio, la totale fiducia e il totale abbandono in Lui tanto da donargli ciò che è di più intimo nella persona di una giovane donna, di più profondo e di più spirituale, di più mistico e di più trascendente: il suo grembo. E Dio ne ha fatto un capolavoro del suo grembo, ne ha fatto un tabernacolo di Gloria, dove ha racchiuso la Fonte della Vita, la Fonte di Grazia e di speranza, la casa dell’accoglienza, il trono della Sapienza Incarnata.  Dio ha fatto del grembo di Maria un trono di Gloria, una fonte di letizia, e di gioia infinita. E Maria è il capolavoro di Dio, ella è l’affidamento in Dio, l’abbandono totale alla Sua volontà, alla Sua Misericordia. Maria è la fede. Si abbandonò con fiducia e spogliandosi di tutta sé stessa ha voluto essere pienamente creatura di Dio, pienamente rivestita della luce di Dio, rivestita della Grazia di Dio, rivestita solo di Dio stesso, del Suo amore.  E’ questa maternità di Maria la volontà di Dio che ha scelto, questa maternità che ancora ci circonda, di cui sentiamo l’abbraccio, dentro la quale camminiamo, che ci avvolge e ci coinvolge e unisce tutti noi nell’Amore. E’ questa maternità di Maria che Dio ha voluto fortemente, e fortemente ha voluto donarci.  E’ nel grembo di Maria che ognuno di noi trova la nascita, la morte e la Risurrezione e la Salvezza È nel suo grembo donato che Maria ci fa incontrare suo Figlio, da lì passa la nostra Salvezza e da lì passiamo noi, accolti, avvolti, coccolati dalla Madre di Dio. Cullati dal suo grembo come fossimo dei bambini Maria ci insegna a camminare, asciuga le nostre lacrime, ci rialza, ci fa sentire tutto l’Amore che la attraversa, l’Amore di Dio, attraverso di lei lo possiamo sperimentare. Dal grembo di Maria chiesto e donato Dio ha fatto il Suo capolavoro più grande, dall'affidamento completo di tutta se stessa Dio ha fatto il suo più grande e più incantevole capolavoro che le parole non possono descrivere e non possono descrivere nemmeno quel momento solenne dell’abbandono di Maria a Dio, quel salto nel vuoto di Maria, quell'abbandono totale come se si saltasse da una rupe nel vuoto senza vedere. Ecco che Dio ama le creature che si abbandonano così a Lui che hanno questa cieca fiducia, cieco amore e che lo amano di più di quanto si possa amare.




Le mani, il simbolo delle nostre azioni. Tutto ciò che la mente decide le nostre mani operano così come tutto ciò che sentiamo nel cuore le nostre mani operano. Le nostre mani operano secondo la nostra volontà, secondo i nostri pensieri e i nostri desideri. Ma chi può donare le sue mani a Dio? Chi è in grado di donare le sue mani completamente a Dio? Chi può dire come Maria avvenga delle mie mani secondo ciò che vuole il Signore? Allora, o Signore questa preghiera salga a te, noi vogliamo donarti le nostre mani, vogliamo donarti tutto ciò che è nelle nostre mani, tutto ciò che le nostre mani posseggono tutto ciò che le nostre mani eseguono, perché possano diventare le tue mani, perché possano essere tue e possano fare ciò che Tu chiedi, ti consegniamo le nostre mani perché solo così potremmo affidarci completamente a te, solo così non avremo la tentazione di confidare in noi stessi ma solo in te, come quando tu ci hai creato come quando eravamo nella tua Grazia e nelle Tue mani, come quando tu eri intorno a noi, dentro di noi e il Tuo Spirito riempiva la terra e la nostra esistenza, come quando noi eravamo solo opera delle Tue Mani, come quando ci rivestivamo solo di Te e della Tua Grazia, come quando prima che il nostro orgoglio ci chiudesse fuori dal Paradiso, ora è ancora possibile. Ora ancora possiamo confidare in Te in quel modo e ancora noi vogliamo confidare in Te così e vogliamo dire con Maria  “avvenga dentro di me ciò che vuole il Signore”.



Questo abbandono a Dio è la danza di Maria che alza lo sguardo, chiude gli occhi e piega il capo , si inclina leggermente e resta in contemplazione della Volontà di Dio su di lei.  Questa giovane donna ora appartiene totalmente a Dio, è sua proprietà e consegnata totalmente a Lui che provvederà per ogni sua necessità. Questa giovane donna è il progetto di Dio che si fa uomo, di Dio che vuole entrare nella storia. E’ ciò che Dio si è riservato tutto per Lui, è ciò che Dio aveva progettato sin dall’inizio dei tempi. E’ l’abbandono perfetto della creatura al Suo creatore, è così Maria pronunciò in un intima preghiera la lode più alta a Dio, il suo Magnificat. E in questo tempo di quaresima Maria ci insegna a pregare il Suo Magnificat perché diventi il nostro, ci insegna a pregarlo davanti a Gesù Crocifisso così come quando a Lei giunse l’annuncio della Salvezza. Ci insegna a pregarlo in ginocchio imitando nel nostro cuore la posizione di questa statua, l’abbandono totale nella preghiera e la comprensione di ciò che noi siamo veramente, la povertà e la nudità che siamo davanti Dio, davanti al quale non ci sono compromessi, davanti al quale non ci sono menzogne, davanti al quale non ci si può rivestire delle cariche del mondo, davanti al quale non ci si può giustificare con le passioni che si agitano dentro di noi, davanti al quale siamo tutti ugualmente senza veli perché Lui vede chi siamo veramente. 


Saper amare senza conoscere la paura del vuoto

Di Maria ha visto la purezza, la dolcezza, ha visto la creatura senza macchia, la Sua creatura, così come solo Lui l’aveva pensata, ha visto che lei poteva amare senza conoscere la paura del vuoto, ha visto che poteva riporre in lei la Sua fiducia perché lei aveva riposto in Lui tutta se stessa. Maria ci insegna a lasciarci porre da Dio in cima ad una rupe, completamente bendati e fare quel passo che ci chiede senza sapere e senza vedere nulla, soltanto dentro di noi la sicura e serena fiducia che Lui ci prenderà e sarà lì sotto con la Sua mano potente e non ci lascerà cadere nel vuoto. Per questo occorre più che amare, occorre più che donarsi, occorre più che avere fiducia.
E Maria ce lo insegna in tutti i momenti della sua vita terrena, dall’Annunciazione alla Resurrezione del suo Figlio. La sua vita è stata continuamente vissuta sopra la rupe di Dio, costantemente  stretta alla fiducia in Dio, lei è stata la prima e nonostante il suo nascondimento, la sua luce brillava e brilla ancora come la nuova città di Dio posta sulla rupe. La nuova Gerusalemme, sua dimora nei secoli.





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