lunedì 30 dicembre 2013

DOVE COMPREREMO PANE A SUFFICIENZA PER SFAMARE QUESTA GENTE? (Gv.6,5)

“I consacrati del
Signore
 si facciano ostie si facciano
pane per nutrire
i fratelli”


“Egli già sapeva quel che stava per fare, ma lo disse per mettere alla prova Filippo” (Gv.6,6)

E Gesù disse: “Fate sedere la gente”. C’era molta erba in quel luogo e gli uomini si sdraiarono sull’erba: erano circa cinquemila. Gesù allora prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente che si era sdraiata, e distribuì anche i pesci, quanti ne vollero. Quando si furono saziati, Gesù disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati affinché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici ceste di pezzi dei cinque pani
 d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato.

Chi sono i consacrati del Signore? I consacrati del Signore sono i benedetti, gli assistiti, i custoditi del Signore, sono gli unti dal Signore, gli ordinati, i resi sacri dal Signore, tutti quelli che il Signore si è messo da parte, gli scelti dal Signore. Tutti coloro che gioiscono nel Signore, i nutriti dal Signore, tutti quelli che vivono la presenza del Signore ogni giorno. Tutti quelli che hanno ricevuto la rivelazione del Signore, che lo hanno incontrato, che sono nati di nuovo. Tu che sei stato scelto dal Signore, sei stato scelto per questo: “perché ciò che nel mondo è stolto, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che nel mondo è debole, Dio lo ha scelto Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato, e ciò che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi davanti a Dio” (1 Cor 1,27-29). Per questo tu devi restare stolto per il mondo, devi rimanere debole per il mondo, ignobile e disprezzato e ridotto a nulla per il mondo, perché tu possa essere costantemente scelto e usato da Dio. A te, che il Signore ha scelto, il Signore ti dice: ti devi fare pane, pane eucaristico. E l’eucarestia altro non è che Gesù Cristo stesso. Gesù, figlio di Dio, si fa pane, si spezza, si fa fonte di vita e si dona perché quanti lo accolgono possano a loro volta farsi pane e spezzarsi per gli altri. Gesù ha vissuto la sua vita come stolto per il mondo, come ignobile e disprezzato e alla fine ridotto a nulla. 


Tu consacrato del Signore, non puoi più vivere per te, ma devi vivere per gli altri. Tu devi mettere sempre davanti a te, gli altri. Tu unto del Signore sei pane eucaristico, ostia, quindi vittima sacrificale per gli altri. Tu nutrito dal Signore, bisogna che cominci a percorrere la strada del “prendersi a cuore” e del dare. Benedetto dal Signore, tu devi sfamare il tuo popolo. Come Gesù. Devi lasciarti prendere dall’amore del Padre con una disponibilità senza calcoli e senza sconti. Se tu ti senti immerso nella benedizione del Padre non

 avrai paura di farti spezzare e donare. Devi essere disponibile sempre, devi coltivare la pazienza e la mitezza, l’umiltà, la tenerezza per gli altri, la bontà. Ci lasciamo inquietare dalle necessità degli altri o rimaniamo chiusi in noi stessi, nelle nostre comunità, che molte volte sono per noi comunità – comodità? Papa Francesco. Perché chi  ama non può fare a meno di spendersi per l’Amato. Lasciarsi afferrare dall’onda di Gesù Cristo e seguirla. Lasciarsi andare senza i tuoi tracciati, senza i tuoi programmi, gli itinerari che ti sei schematizzato tu. Io vorrei esortarvi, cari fratelli, a un modo di vivere più abbandonato, più libero. (A. Bello). Se vorrai spezzarti per  gli altri, sfamerai nella condivisione la tua comunità e potrai sfamare con il resto un popolo intero.   



Ogni Celebrazione eucaristica 
attualizza sacramentalmente il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per noi e per il mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli «fino alla fine» (Gv. 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi «pane spezzato» per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo. [...] Attraverso il memoriale del suo sacrificio, Cristo rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare, sollecita coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione aprendosi al dialogo e all'impegno per la giustizia. È fuori dubbio che condizioni per costruire una vera pace siano la restaurazione della giustizia, la riconciliazione e il perdono. Da questa consapevolezza nasce la volontà di trasformare anche le strutture ingiuste per ristabilire il rispetto della dignità dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. È attraverso lo svolgimento concreto di questa responsabilità che l'Eucaristia diventa nella vita ciò che essa significa nella celebrazione.
(Benedetto XVI, Esortazione Apostolica «Sacramentum Caritatis»


mercoledì 6 novembre 2013

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Annunciare a tutti l'amore di Gesù con la 

sollecitazione di Maria che andò dalla cugina

Elisabetta che era nel bisogno per aiutarla e vivere 

con lei


Organizzazione religiosa: Piace a 54 persone






venerdì 27 settembre 2013

“Guarda come lo amava!”

Le sorelle
mandarono dunque a dirgli:
“Signore,
ecco,
colui che tu ami

è malato”. 

Gesù allora quando la vide piangere,

e piangere anche  i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, e molto turbato, domandò: “Dove lo avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Guarda come lo amava!” Ma alcuni di loro dissero: “Lui ha aperto gli occhi al cieco, non poteva far sì che costui non morisse?”. Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro.



 Gesù piange e mostra tutta la sua umanità. Si commuove vedendo piangere gli amici intorno a lui.  Anche se questo pianto ti meraviglia, ti sorprende, devi sapere che Gesù piange con te  è vicino alla tua fragilità, alla tua debolezza, capisce la tua sofferenza e capisce il tuo dolore. Rivolgiti a Lui solo che è l’unico che ti può guarire, consolare, dare forza e perdonarti e fare in modo che tu perdoni te stesso. Gesù piange con te, piange assieme a te, e vuole liberarti da tutti i tuoi traumi, le tue ferite, le botte, le rotture che ti stanno facendo così male. Rivolgiti a Lui solo, in Lui  troverai, amore perdono e conforto. Gesù vuole guarirti. In tutto ciò che stai vivendo, in tutti i tuoi traumi e dolori Gesù è vicino a te. Ora ti sta toccando con il Suo grande amore, ti vuole liberare dall’amarezza e ti vuole donare il Suo amore che guarisce. Se questo pianto di Gesù ti sconvolge non essere timoroso di accostarti a lui, Gesù si è incarnato, è tutto uguale a noi, non essere a disagio davanti a Lui, anche Lui ha avuto fame, sete, caldo, anche lui ha sentito la stanchezza, la commozione, il pianto sgorgargli dal cuore.
Io e te e tutti noi che non abbiamo vissuto l’esperienza della sua presenza umana sulla terra come i suoi discepoli e che lo abbiamo conosciuto principalmente nella sua divinità facciamo fatica a capire quanto Egli sia vicino a noi. Non capisci che il pianto di Gesù è uguale al tuo?


Il pianto di Gesù è il pianto di Dio fatto uomo che vive l’ingiustizia della morte, che vive gli stessi tuoi sentimenti, dalla tua parte, come li vivi tu. Tutto questo ha voluto fare Dio per te, vivere tutto ciò che la caduta stessa dell’uomo si è procurato. Condividere la caduta stessa dell’uomo, la morte spirituale dell’uomo, l’angoscia, il pianto e poi la morte fisica per poi recuperarlo. Ora nei momenti più tragici e dolorosi della tua vita, alza le mani e invoca il Suo nome, Dio piange vicino a te, Dio piange con te, fianco a fianco a te. Guarda a Lazzaro, la sua storia, Gesù è fragile nella sua umanità davanti a te, perché ti ama a dismisura e vuole afferrare la tua mano e dirti come a detto a Lazzaro: esci! Risorgi! Così che tutti intorno a te possano dire la stessa cosa:  “Guarda come lo amava!”.  Guarda come ti ama!
La fragilità di Dio sei tu, la debolezza di Dio sei tu, è per te, Dio ha giurato a se stesso, di esserti fedele sempre. Tu sei la debolezza di Dio, per te solo Dio ha giurato a se stesso. Dio è troppo innamorato di te per lasciarti al tuo destino, tu sei il Suo tormento d’amore. “Io sono nel Padre e il Padre in me”, dice Gesù, una cosa sola. Questo vuole fare di te, una cosa sola con Lui. Dio ti vuole riconquistare ora che ha riacquistato la tua umanità, e lo ha già fatto attraverso l’Incarnazione di sé. Ma ora vuole riconquistare il tuo amore, la tua fiducia, il tuo affidamento, la tua amicizia e il tuo amore. Gesù vuole raccogliere questo grosso macigno che ti porti dietro per poterlo bruciare nella forza e nella potenza del Suo amore, della Sua compassione, della Sua indulgenza, del Suo compatimento, della Sua pietà.


lunedì 1 luglio 2013

"CHE DEVO FARE, SIGNORE?"



“ Io sono un giudeo, nato a Tarso, in Cilicia, ma educato in questa città, istruito ai piedi di Gamaliele, nella rigorosa osservanza della legge dei padri” 

(At. 22,3) 


“Or mentre ero in viaggio …

… e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una gran luce venuta dal cielo mi sfolgorò tutt’intorno. Io caddi a terra e udii una voce che mi diceva: ”Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Risposi: “Chi sei, o Signore?”. E mi disse: “Io sono Gesù Nazareno, che tu perseguiti …”. Io ripresi: “Che devo fare Signore?”. Il Signore mi disse: “Alzati, và a Damasco e là ti sarà detto tutto ciò che è stabilito che tu faccia”. (At 22,6-10). 




Chi ha sperimentato la nuova nascita in Cristo Gesù, la stessa che ha vissuto anche S. Paolo, questa vicenda la riconosce nella sua personale esperienza. Un pastore cristiano molto conosciuto è solito dire in occasione delle sue predicazioni e crociate di guarigione: <<Signore cosa ci può essere di più grande di quello che tu hai già fatto? Cosa c’è di più grande che scacciare i demoni, guarire gli oppressi e gli infermi? Cosa c’è di più grande che far risorgere i morti? L’esperienza della “nuova nascita”, quando racconti l’esperienza della “nuova nascita”. La nuova nascita quindi è la cosa più grande di ogni altro miracolo operato dal Maestro>>. 



Ed ecco qui descritta da Paolo in Atti 22 la sua nuova nascita in Gesù Cristo. Il momento esatto in cui Gesù Cristo si rivela a lui come persona viva, l’incontro con Gesù e con lo splendore della Sua Gloria “all’improvviso una gran luce venuta dal cielo mi sfolgorò tutt’intorno” in quel momento Paolo è avvolto dalla gloria di Dio, dalla luce sfolgorante di Dio che lo paralizza, egli non si può più muovere, è completamente in balia della grazia, della prorompente presenza di Gesù Cristo. Un incontro scontro. Gesù Cristo si rivela a Paolo in tutta la Sua potenza e in tutta la Sua gloria e in quel momento la vita di Paolo cambia. Cambia totalmente, Paolo è un altro uomo, irriconoscibile in pochi minuti, quando lo Spirito di Dio lo investe come un uragano Paolo viene purificato, guarito, reso nuovo, si risveglia e nasce una seconda volta, non più dal grembo di sua madre ma da, e, in Cristo Gesù. Da quel momento inizia in Paolo un processo interiore che lo porterà rendersi conto della rivelazione avuta e a dire di sé “non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”. Perché è in quel momento che Gesù si impossessa di Paolo, della sua vita e di tutta la sua persona. E’ in quel momento che il vecchio Paolo muore a se stesso e rinasce in Gesù Cristo nuova creatura, completamente diverso da prima perché ora completamente intriso del profumo di Cristo. Gesù attua in Paolo ciò che aveva annunciato al vecchio Nicodemo quella notte quando si incontrarono al buio:

“<<In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio>>. Gli disse Nicodemo: <<come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?>>. Gli rispose Gesù: <<in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio>>.



E a Paolo viene fatta questa grazia di rinascere nello Spirito, dall’alto, di vedere il Regno di Dio già qui sulla terra, di incontrarlo e gustare quanto Dio è buono: “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Salmi 33,9), quanto Dio è potente, il Signore potente in battaglia.”(Salmi 23,8), quanto Dio è misericordioso “Il Signore, Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Esodo 34,6), quanto Dio è grande, “Grande è la Sua gloria per la tua salvezza” (Salmi 20,6). La grazia del Signore è su Paolo e lo cambia, la grazia del Signore in quel momento lo trasforma perché lì avviene l’incontro che come un timbro infuocato gli pone il Suo sigillo, come dice la Scrittura: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, come una fiamma del Signore (Cantico 8,6). E il cuore di Paolo viene cambiato, sul cuore di Paolo viene posto il Sigillo di Dio, marchiato a fuoco dallo Spirito Santo. Il cuore di pietra di Paolo viene abbattuto come le mura di Gerico: “il grande Signore del mondo, il quale senza arieti e senza macchine ingegnose aveva fatto cadere Gerico al tempo di Giosuè.” (2Maccabei 12,15) e anche qui senza arieti e senza macchine ingegnose ma solo mostrando la sua gloria e la sua potenza e per il Suo Santo Spirito. Tanto che Paolo abbagliato dalla sua luce e dalla sua maestà subito lo riconosce come il suo Dio ed esclama: "che devo fare, Signore?"



E noi, quando siamo nati di nuovo come Paolo?

Siamo nati di nuovo? Quando? 
Siamo veramente rinati in Cristo da acqua e da spirito come disse Gesù a Nicodemo? 

Chi nasce di nuovo conosce il mese, il giorno e l’ora in cui è rinato poiché chi fa quest’esperienza battesimale non la può scordare essendo l’inizio di una nuova vita.

“Battezzami Signore col tuo Spirito” dice un canto del RnS che si canta frequentemente e prosegue “e lasciami sentire il fuoco del tuo amore qui nel mio cuore o Dio”. Questa è la nuova nascita. 

Questa è la presenza di Dio in noi, il fuoco del Suo amore nel nostro cuore, è il battesimo che ogni giorno Dio rinnova dentro di noi con il Suo Spirito. Basta invocarlo, basta chiedere: “Chiedete al Signore la pioggia tardiva di primavera; è il Signore che forma i nembi, egli riversa pioggia abbondante, dà il pane agli uomini, a ognuno l’erba dei campi.” (Zac. 10,1)” chiediamo a Lui tutti i giorni la pioggia dello Spirito su di noi che faccia crescere il seme del Battesimo che abbiamo ricevuto da piccoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Giov. 16,24) chiediamo nel Suo potente nome, nel nome potente di Gesù lo Spirito Santo che ci doni la gioia piena di Cristo, quella gioia che ci fa esplodere nella lode: “chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mat 7,7) con la preghiera del canto "Battezzami Signore col tuo Spirito. E lasciami sentire il fuoco del tuo amore qui nel mio cuore, o Dio".




Paolo era pieno di zelo per un Dio che gli avevano raccontato. Serviva un Dio conosciuto attraverso le scritture, i precetti, le leggi, lontano ancora, un Dio che personalmente non aveva mai incontrato. Lo serviva in un modo molto umano, pieno di zelo nell'osservanza di regolamenti e comandi, fino a praticare l’oppressione, la guerra contro tutto ciò che per lui e secondo la Legge rappresentava un'eresia. Non aveva mai avuto alcuna esperienza diretta dell’amore di Dio. Fino a quel giorno in cui l’Amore, Gesù Cristo si manifestò a Lui.
Quando incontriamo il Signore egli ci guarisce ci monda dei nostri peccati, ci risana anima e corpo ci risetta e noi diventiamo con nostra grande sorpresa sue creature nuove, nasciamo di nuovo, è a questo punto che così rinnovati non apparteniamo più a questo mondo ma ci rendiamo conto che l’incontro che abbiamo fatto ci ha cambiato e ci cambia e anche noi ce ne andiamo glorificando Dio. 

Allora vogliamo 
anche noi essere folgorati da Gesù che ci porti vita nuova, vino nuovo, che ci porti la verità che ci porti ad adorarlo in spirito e verità in modo che tutto ciò che facciamo acquisti senso nuovo, il senso di essere accolti come figli rinati in Lui, introdotti da Lui nella vita in abbondanza che Egli è venuto a portarci, chiediamo che il Signore ci introduca nel suo Santuario.



“Io dissi allora: che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: alzati e prosegui verso Damasco”. 

Che debbo fare Signore? Lui ci ha detto “ricevi lo Spirito Santo, vai nel mio nome, prendi tutto ciò che ti ho dato, prendi con te il mio ufficio, tutto ciò che sono”(B.H.). Alziamoci e camminiamo cechi, fidandoci di Lui verso Damasco, abbandonando tutte le nostre presunzioni e tutto il nostro orgoglio spirituale che non serve a niente e veramente diventiamo strumenti di Dio camminando cechi fino a Damasco. E quando saremo lì allora sarà Lui a donarci una vista nuova. Occhi che vedono come Lui vede e la croce della testimonianza in premio, quella che ha ricevuto Paolo quando la sua vita fu cambiata da quella luce che entrando in Lui sbaragliò tutte le tenebre e le sconfisse. E che testimonianza vera che allora ci donò! E quante odissee e sofferenze questa testimonianza, che croce immensa da portare. Ma dentro di lui bruciava il fuoco sacro dello Spirito Santo che non gli dava tregua e Paolo non poteva non dire e non testimoniare ciò che aveva visto e udito.

   

giovedì 16 maggio 2013

"ALZATI, PRENDI LA TUA CROCE E CAMMINA"



“alzati,
disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua”.
Ed egli si alzò e andò a casa sua.

 
"La croce della testimonianza"



“Un giorno Gesù stava insegnando; e c’erano là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con lui per compiere guarigioni. Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo che era paralizzato, e cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando modo di introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un’apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a Gesù. Ed egli, veduta la loro fede, disse: <<Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati>>. Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: <<Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?>>, ma Gesù conosciuti i loro pensieri, disse loro: <<Che cosa pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: <<I tuoi peccati ti sono perdonati>>, oppure dire: <<Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua>>. E subito egli si alzò in loro presenza, prese il suo giaciglio e se ne andò a casa sua glorificando Dio. Tutti furono presi da grande stupore e glorificavano Dio; e, pieni di spavento dicevano <<oggi abbiamo visto cose straordinarie>> (Lc 5, 17-26).



Non si conosce ciò che il paralitico fece quando tornò a casa, i Vangeli non lo dicono, ma sicuramente non poté tacere ciò che aveva vissuto. A chi non lo aveva mai incontrato prima e a chi già lo conosceva dovette dare una spiegazione di quella guarigione improvvisa. Ciò che emerge da questo brano evangelico tuttavia è un altro elemento, è il dono supplementare che Gesù ci fa quando ci guarisce. Lo si può chiamare dono o anche inevitabile prezzo da pagare: la testimonianza.



Inevitabile la testimonianza. Se sei stato guarito non puoi tacere ciò che ti è accaduto, ciò che il Signore ha fatto per te, da chi sei stato toccato, per questo ti sgorga dal cuore come un fiume in piena, che tu lo voglia o no, la testimonianza. Testimonianza con la quale tu glorifichi il Signore, cioè, dai a Cesare ciò che è di Cesare, rendi a Dio la Gloria, dai la Gloria della tua guarigione a Lui, a cui tutte le grazie appartengono. Parlo della testimonianza veritiera di Gesù e della sua persona viva in mezzo a noi. Molto probabilmente il paralitico ebbe più guai da guarito che da malato:

perché Gesù trasformò la sofferenza del corpo in gioia e in sacrificio di lode e testimonianza.



Vale a dire, alla terribile sofferenza fisica o anche alla prigione spirituale di chi sta ancora nelle tenebre Gesù dona libertà e guarigione e ci investe della croce della testimonianza che ha il suo calvario, la sua tribolazione: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt.16,24). Tolta la malattia, guarita l’infermità e le tenebre spirituali, Gesù tocca il nostro spirito e la nostra anima con il Suo grande e infinito Amore e provoca in noi una grande gioia che è continuativa e inspiegabile, Gesù instilla in noi, mentre ci guarisce, il desiderio dell’annuncio di una cosa nuova di una novità da far sapere a tutti che è: Dio è grande e in Lui non ci sono tenebre. Dio è luce e mi ha guarito. Dio perdona tutti i miei peccati e mi dona una vita nuova in Lui. Questa è la croce di cui parlava Gesù. La volontà di seguirlo, la croce di seguirlo e della testimonianza, rinnegare tutto ciò che siamo per testimoniare solo Lui. Dice infatti Padre Ermes Ronchi a questo proposito: <<Gesù non chiede agli infermi di accettare la loro malattia come espressione della volontà divina, o di offrire a Dio le proprie sofferenze per salvare l’umanità peccatrice. Neanche afferma che queste sofferenze siano state loro inviate da Dio come croce da portare per tutta la loro esistenza. No. Gesù semplicemente guarisce. Gesù non elabora una teologia del male o una spiritualità della sofferenza. Lui non dà spiegazioni, agisce. Non teorizza, lui risana. Là dove c’è morte, Lui comunica vita; dove c’è debolezza, lui trasmette forza; dove c’è disperazione, infonde coraggio … Gesù precede le richieste degli infermi, risuscitando la speranza in chi aveva perduto ormai ogni illusione: “Vuoi guarire?”.



Falsamente, potremmo credere, che il paralitico avesse potuto poi vivere felice e soddisfatto con la sua guarigione e con il grande dono che gli era stato fatto: il tocco dell’amore di Dio. Per certi versi, senza dubbio fu così, ma chi vede la luce non può più restare nelle tenebre, chi riconosce la “luce del mondo” come medico e medicina non può più tacere, chi riconosce la “luce venuta nel mondo” come Salvatore non può più restare in disparte e il paralitico vide la Luce che sconfigge le tenebre, vide il balsamo che lo aveva guarito, vide il medico che lo aveva risanato nel corpo e nell’anima. Il paralitico vide tutto questo e la potenza della Gloria di Dio che lo aveva bonificato gli aprì gli occhi e il cuore alla testimonianza. In lui, inevitabilmente, la Gloria di Dio instillò il fuoco della testimonianza. 





Ma quando avrà cominciato a testimoniare Cristo con tutto se stesso e a proclamarlo suo Re, invaso da questo fuoco e da questa gioia che come acqua lo aveva riempito fino all’orlo fino a straripare, per il paralitico, così come per tutti noi di fronte agli increduli, sono cominciate contrarietà e persecuzioni. In primo luogo, da parte dei farisei e dei dottori della legge. Poi da parte di chi più gli stava vicino: la sua famiglia, gli amici, i conoscenti e tutti quelli che lo sentivano parlare e testimoniare. Gesù ce lo ha preannunciato in Lc. 12,49 quando dice ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sarà compiuto! Pensate che Io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”. Gesù quindi non garantisce la pace e la tranquillità dopo che lo abbiamo incontrato ma profetizza la divisione, non garantisce la pace, ma il contrasto: padre contro madre, figlio contro padre, fratello contro fratello. Immaginate il paralitico, passeggiare per la sua città, per tutti quei luoghi dove lo avevano saputo malato, ora, egli camminava, guarito, proclamando che gli erano stati rimessi i peccati da un profeta e che quel profeta era il figlio di Dio, il Messia.


Chissà quanti contrasti, attacchi, risate, gomitate e ammiccamenti ci saranno stati tra la gente che incontrava e quante persone avranno pensato e detto tra sé “E’ impazzito!” nonostante l’evidente guarigione. Chissà quanti lo avranno attaccato dandogli dell’eretico, del bugiardo del falso nonostante vedessero con gli occhi le meraviglie del Signore ma Gesù ci dice ancora: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno resuscitasse dai morti saranno persuasi” (Lc. 16,31).



Anche a quel tempo ci saranno stati gli stessi identici commenti che alcuni fanno ancora oggi davanti alle testimonianze di vera guarigione fisica e spirituale. Anche oggi quando questo succede nelle assemblee dove si prega per la guarigione, solo un piccolo resto crede senza nessun dubbio che “nulla è impossibile a Dio”. Molti, nonostante abbiano visto e sentito sono assaliti dai dubbi, dalla paura di essere stati ingannati, dalla paura di fare la figura dei creduloni, di essere presi per sprovveduti ed ingenui. Alcuni, addirittura li ho sentiti dire: “è troppo spettacolare per essere vero!” e non credono al prodigio che sta proprio davanti a loro, non credono al Regno di Dio che sta proprio in mezzo a loro e opera secondo la Sua volontà. Ma come pensate che fosse andata per il paralitico? Certo è stata una guarigione spettacolare perché lo afferma anche il Vangelo, dice infatti: “c’erano là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme”. Tutti stavano là, era il mondo di allora. “Venuti da tutti i villaggi …”, ma cosa erano venuti a vedere? Uno spettacolo? Certo, i prodigi che operava Gesù erano spettacolari, talmente spettacolari che tutti gli abitanti dei villaggi della Galilea, della Giudea e di Gerusalemme erano là e lo aspettavano, aspettavano che facesse qualcosa. Allora, in modo ancora più spettacolare, presero il paralitico e : “Non trovando modo di introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un’apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a Gesù”. Gesù è sempre uguale, ieri e oggi e lo sarà in eterno, il suo modo di operare non è cambiato. A Lui non importa quanta gente ci sia, di quali pregiudizi sia carica la folla, se la sua opera di guarigione segue la nostra moda o l’idea di come dovrebbe essere un vero prodigio divino che ognuno di noi ha dentro se stesso. A Lui non importa se sono presenti atei o credenti, duri di cuore o peccatori. Dio agisce e basta. Guarisce e basta. Libera e basta. Infatti, il Regno di Dio non viene secondo il volere degli uomini, ma secondo il volere di Dio!


La nostra paura di fare la figura dei creduloni, di sentirci sminuire da chi potrebbe farci delle critiche e dire che ci stiamo facendo imbrogliare, che siamo degli stupidi, ci conduce ad avere vergogna di avere creduto, vergogna di avere prestato fede e di aver fatto una brutta figura davanti a tutti, soprattutto a quelli che dichiarandosi intelligenti, logici e razionali non possono credere in Dio e negano i suoi prodigi. Pertanto, con questa predisposizione non si può credere al miracolo di guarigione del paralitico perché non si vuole fare la figura del credulone, dello sciocco. E’ così per molti, anche quando il prodigio viene confermato dalla scienza come inspiegabile. Eppure Dio agisce ugualmente, con il suo stile immutabile. In barba a tutte le nostre pretese di sapienza e: “tutta la tua conoscenza, le tue capacità, il tuo sapere, la tua religiosità, un giorno passeranno dentro ad un fuoco che consumerà ogni cosa, non rimarrà più nulla di tutto questo, ciò che rimarrà, sarà solo il segno di appartenenza a Gesù Cristo il Signore. Se non avrai questo segno, non rimarrà più nulla di te …” (tratto da “La Bibbia”) 


In quel tempo, così come succede ora, forse solo un piccolo resto si rese conto di ciò che il paralitico aveva vissuto e stava proclamando e quello che andava urlando ai quattro venti. Possiamo affermare che Gesù non smette di guarirci e di liberarci nonostante la nostra incredulità. Gesù oggi ci guarisce allo stesso modo, guarisce le nostre infermità fisiche e ci rimette i peccati come ha fatto al paralitico. Tante sono le occasioni di guarigione che Dio mette sul nostro cammino, basta sapere cogliere la sua parola e la sua azione continua nella nostra vita. Possiamo guarire in molti modi, con una confessione profonda, con una preghiera comunitaria, attraverso chi possiede un ministero di guarigione, attraverso le testimonianze di vita, l’eucarestia è fonte di guarigione. 



“… e, pieni di spavento dicevano <<oggi abbiamo visto cose straordinarie>>” Della veridicità della testimonianza del paralitico si accorgono solo quelli che si arrendono e che danno a Dio tutto il merito e la Gloria. Che sanno bene che nulla è impossibile a Lui. Ma lo sanno intimamente e non solo con le labbra. Per tutti gli altri, la chiusura del cuore non gli permette di vedere oltre l’accaduto, nemmeno considerandolo come un prodigio. Anche un segno così grande come la guarigione fisica può essere rifiutato e non compreso se non si apre il cuore allo Spirito Santo che è la persona che ci convince del miracolo e della guarigione e ci convince della Gloria di Dio. E’ la persona che intimamente parla al nostro cuore e ci rivela i segreti del Regno. Per questo Gesù ci ha detto: “… avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8).





giovedì 18 aprile 2013

INNO ALLA PAROLA


In principio
era il Verbo,
e il Verbo
era presso Dio
e il Verbo era Dio.”
Gv. 1,1

“Gesù è Dio entrato nel mondo e nella storia per salvarci”


La presenza di Gesù nella nostra vita è la presenza di Dio in tutta la gloria e potenza della Trinità. 

Quando Gesù si manifesta nella nostra vita è Dio che si manifesta con tutta la Trinità perché Gesù è nel Padre intimamente unito e il Padre è in Lui intimamente unito, perché tutti siano una sola cosa: 

“Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” Gv. 17,21 e attraverso lo Spirito Santo si rende presente in noi. La presenza di Dio in noi porta con sé una cascata di infinito amore che si riversa dentro di noi come se si aprissero le cateratte del Cielo. 

Questo amore infinito non è al di fuori di noi stessi, cioè esterno a noi, come è esterno a noi l’amore che prova e ci comunica un padre terreno, una madre o uno sposo. Come è esterno a noi l’amore dei nostri figli. No! 

Questo amore è dentro di noi, prende dimora dentro di noi, è da dentro di noi che Dio ci ama, proprio dall’interno di noi stessi: “Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). 

Se qualcuno gli apre la porta, Egli entra ad abitare in noi e proprio da lì proviene il suo amore per noi, non dall’esterno. Perché se venisse dall’esterno come viene dall’esterno l’amore di nostra madre, noi non lo sentiremmo ma sentiremmo solo il nostro amore che ricambia il loro. 

Ma non è il nostro amore per Lui che noi sentiamo dentro noi stessi.

E’ il Suo Amore per noi che sentiamo in noi. E’ il Suo amore, cioè lo Spirito Santo che è venuto ad abitare dentro di noi. 

Pertanto quando sentiamo intensamente in noi amore per Dio, non è un fatto emozionale, cioè non sono i nostri sentimenti per Lui che proviamo, ma sentiamo il Suo Amore che ci ama da dentro di noi.

E’ da dentro di noi che Egli ci parla. Ci parla con quell’amore intenso che proviamo e che ci guida. Poiché chi sente questo intenso amore di Dio dentro di sé non può più farne a meno e allontanarsi da Lui e dalla Sua volontà. 
Dio non dimora al di fuori, ma dentro di noi. 

Infatti Egli dimora dentro di noi con tutta la Trinità. Ci sono momenti in cui ci sembra di amarlo immensamente, questo amore è Lui che lo suscita in noi perché quando Lui non si rende più presente in noi, noi non siamo più capaci di amarlo, non siamo più capaci di fedeltà, diventiamo superficiali e non ci ricordiamo più delle Sue grazie. 

Ma quando Dio si rende presente in noi in modo che noi possiamo sentire sensibilmente il Suo amore dentro di noi, allora sì che diventiamo capaci di amare, di seguirlo, di essergli fedeli, di essere sulla via della Sua Santità. In questi momenti preziosi della presenza sensibile di Dio con il Suo Amore, il nostro spirito e la nostra anima si rigenerano in Dio, si riempiono, si beano in Lui perché Dio è Amore unico, bellissimo e perfetto.

Quando Gesù si rende presente in noi, e noi lo incontriamo e nasciamo di nuovo in Lui, Egli non è solo, egli ce lo dice nella scrittura: “Io sono nel Padre e il Padre è in me” e il Suo Spirito entra in noi e dimora in noi perché anche noi possiamo essere in Lui e con Lui nel Padre come una cosa sola: “Io e il Padre siamo una cosa sola” Gv. 10,30.

E’ il Suo Spirito e il Suo Amore in noi che ce lo proclama. Egli ci esorta ad essere una cosa sola con Lui e con il Padre, ci esorta ad essere una cosa sola con i nostri fratelli e anche con i nostri nemici, per questo insiste sul totale perdono dei nostri nemici. Non possiamo essere una cosa sola con Lui e il Padre se non lo siamo tra di noi. Ecco l’incarnazione di Dio in noi! 

L’incarnazione del Suo Amore in noi porta all’incarnazione in noi della Sua Parola. Così, nello stesso modo in cui è avvenuta in Maria. 

E’ l’incarnazione di Dio in ciascuno di noi che porta la Sua Parola e annuncia il suo Vangelo. L’incarnazione del nostro Dio è sempre attuale, vera e possibile. Si attua e si ripete in tutti i suoi figli che lo accolgono come ancora si realizza la Sua passione e la Sua morte sull’altare. La vita terrena di Gesù cioè la vita di Dio su questa terra, cioè la Parola di Dio vivente su questa terra è la strada che Dio Padre ha scelto per condurre l’umanità intera verso di Lui.

 “Gesù è la Parola nata da Dio e venuta a rinnovare la creazione”.




“Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre, e che si manifestò a noi” (1 Gv. 1, 1-2).

Quando Gesù ci parla nel Vangelo, ci parla con grande semplicità. Tuttavia, nascosta dietro questa apparente semplicità c’è un’infinità di contenuti diversi, perché ogni singola parola scritta è di fondamentale importanza.

Ogni parola della scrittura è parola che crea e che semina e tutto ciò avviene contemporaneamente. 

E’ parola che plasma e che trasforma, parola sempre in divenire. Ogni parola della scrittura è il tutto, ogni parola è completa, un mondo, un universo che basta a se stesso. Ciò che gli apostoli hanno udito, ciò che hanno veduto con i loro occhi, ciò che hanno ascoltato ce lo hanno riportato fedelmente. Ma quanto abbiamo capito noi di ciò che Gesù ci ha detto, dei suoi gesti, delle sue parabole. Per comprendere occorre amare molto, occorre amarlo molto. Perché Lui afferma che queste cose le ha preparate per coloro che lo amano.

“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. (1 Cor. 2,9) 

Di tutte le cose che il Signore ci ha rivelato e ci rivela nella Sua Parola, forse non ne abbiamo compresa nemmeno una, forse non abbiamo compreso veramente nemmeno la metà delle cose che ci ha rivelato con la sua incarnazione, morte e resurrezione. 

Ora occorre comprendere. Capire veramente ciò che Egli ci sta dicendo. Comprendere tutte le sfumature della sua parola. Stare in ascolto, sempre, senza che conclusioni e deduzioni umane ci prendano la mano. Restiamo in ascolto dello Spirito Santo che ci parla e ci rende comprensibili quelle “cose mai udite”.

Di ogni parola scritta che Dio ci dice attraverso il Vangelo non si riesce a coglierne pienamente il significato e questo deve essere il nostro desiderio e la nostra richiesta allo Spirito Santo che dimora in noi, che ci guidi con la sua amorevole pazienza attraverso le scritture. Ogni parte della scrittura ha un significato, un messaggio intrinseco per noi, per qualche area della nostra vita in cui riusciamo a risolvere quel problema che ci riguarda. Ma se non restiamo in ascolto della sua Parola non possiamo sentirne la spiegazione, e non sapremo poi come comportarci in quella particolare situazione o in quella occasione. 


La sua Incarnazione in noi avviene nel momento del rinnovamento della nostra vita che si orienta verso di Lui, nella vita secondo la Sua parola e nella Sua Passione e Risurrezione.















martedì 19 marzo 2013

IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E' IN ME



“Dunque non credi
che io vivo nel Padre
e il Padre vive in me?
Quel che dico non viene
da me; il Padre abita in me, ed è Lui che agisce.
Abbiate fede in me
perché io sono nel Padre
e il Padre è in me …”.
Gv. (14,10)

“Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che Egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. Egli, che è splendore della Sua gloria e impronta della Sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi”. (Ebrei 1:1-3). Potenza del Padre è il Figlio, azione e grazia del Padre è il Figlio. Parola del Padre è il Figlio. Amore del Padre è il Figlio. Per Lui e per mezzo di Lui tutte le cose sono state create, per la nostra Salvezza. E’ Salvezza del Padre il Figlio. Volontà e obbedienza è il Figlio. Tutto ciò che procede dal Padre è nel Figlio. Per questo il Padre è in Lui. Tutto ciò che appartiene al Padre è eredità del Figlio. Tutto ciò che è il Padre è nel Figlio. L’Io Sono è nel Figlio. Tutta l’onnipotenza, la grazia, la bellezza, la maestà, la potenza del Padre gli appartengono. Il Padre è un continuo flusso di tutta questa grazia nel Figlio, e il Figlio glorifica il Padre. Per  questo chi conosce il Figlio conosce il Padre, non si va al Padre se non attraverso il Figlio. Il Padre fluisce dentro il Figlio e il Figlio glorifica il Padre, in rapporto di stretta intimità e amore, un rapporto di sublime intimità, un amore più che profondo, più che Santo, un amore corporeo, un amore personificato, un amore che è volontà del Padre, un amore che circola in continuazione, un flusso d’Amore Divino che è sempre in movimento, che è movimento che è azione, che è riposo, che è Santo, che è Spirito.

“E’ Lui che agisce”, è il Padre che agisce attraverso il Figlio, è il Padre che attira attraverso il Figlio, che è Dio Parola incarnata.  E se tutti voi avete fiducia in me Figlio conoscerete il Padre, se riporrete la vostra fiducia in me amerete il padre e attraverso di me lo intenderete.

“Se mi conoscete, conoscerete anche il Padre, anzi, già lo conoscete e lo avete veduto”. (Gv 14,7)


“Gesù gli disse: Io sono la via, la verità e la vita. Solo per mezzo di me si va al Padre. Se mi conoscete, conoscerete anche il Padre, anzi già lo conoscete e lo avete veduto. Filippo gli chiese: Signore, mostraci il Padre: questo ci basta. Gesù rispose: Filippo, sono stato con voi per tanto tempo e non mi conosci ancora? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: mostraci il Padre?”.

Gesù qui afferma che è Lui la via porta al Padre, è Lui l’unica porta da dove possono passare le pecore che sono condotte al Padre, Lui è il solo attraverso il quale noi tutti siamo condotti al Padre.  Perché è Lui che ci ha radunato da ogni dove, è attorno a Lui che siamo seduti e riceviamo la verità, è in Lui che abbiamo la vita. E’ in Lui che abbiamo la verità, in Lui non c’è menzogna, non c’è inganno in Lui, non c’è falsità ma verità vera e vita vera. Egli è la sorgente della vita, la roccia da dove sgorga acqua viva. Insondabile e imperscrutabile Gesù dal quale sgorga in continuazione l’acqua della vita eterna per noi.  Gesù dice “se mi conoscete allora conoscerete anche il Padre”, dice “se mi conoscete”, chi vuole arrivare al Padre deve passare per la conoscenza di Gesù, bisogna chiedersi allora quanto lo conosciamo, quanto e cosa di Lui conosciamo e iniziando a conoscere Lui allora faremo la conoscenza anche del Padre. Infatti “se mi conoscete, conoscerete …”. Cosa sappiamo veramente di Gesù così come Lui ci ha indicato e ci ha chiesto di conoscerlo? Quel “se” detto ai suoi denota che Lui aveva capito che loro non lo conoscevano, non lo avevano compreso, non avevano capito, chiusi ancora alla grazia perché lo Spirito Santo non era ancora sceso su di loro. Lo Spirito che gli avrebbe fatto comprendere ogni cosa. Gesù si rivolgeva anche a noi quando diceva “se mi conoscete”, a tutte le generazioni future, ma la storia ora è la stessa di allora, se lo Spirito Santo non ce lo rivela non lo possiamo comprendere, noi possiamo leggere le parole di Gesù possiamo leggere nei Vangeli cosa diceva alle folle ma  senza comprendere, come gli apostoli quel giorno seduti attorno a Lui. Conoscerlo vuol dire accettarlo nella propria vita come Signore, riconoscere che Lui è il Salvatore lasciare che il Suo Spirito fluisca dentro di noi e ci parli del Padre. Attorno a Lui gli apostoli lo ascoltavano ma era per loro difficile capire cosa diceva perché non avevano lo Spirito Santo dentro di loro: “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò”.