giovedì 16 maggio 2013

"ALZATI, PRENDI LA TUA CROCE E CAMMINA"



“alzati,
disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua”.
Ed egli si alzò e andò a casa sua.

 
"La croce della testimonianza"



“Un giorno Gesù stava insegnando; e c’erano là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con lui per compiere guarigioni. Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo che era paralizzato, e cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando modo di introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un’apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a Gesù. Ed egli, veduta la loro fede, disse: <<Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati>>. Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: <<Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?>>, ma Gesù conosciuti i loro pensieri, disse loro: <<Che cosa pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: <<I tuoi peccati ti sono perdonati>>, oppure dire: <<Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua>>. E subito egli si alzò in loro presenza, prese il suo giaciglio e se ne andò a casa sua glorificando Dio. Tutti furono presi da grande stupore e glorificavano Dio; e, pieni di spavento dicevano <<oggi abbiamo visto cose straordinarie>> (Lc 5, 17-26).



Non si conosce ciò che il paralitico fece quando tornò a casa, i Vangeli non lo dicono, ma sicuramente non poté tacere ciò che aveva vissuto. A chi non lo aveva mai incontrato prima e a chi già lo conosceva dovette dare una spiegazione di quella guarigione improvvisa. Ciò che emerge da questo brano evangelico tuttavia è un altro elemento, è il dono supplementare che Gesù ci fa quando ci guarisce. Lo si può chiamare dono o anche inevitabile prezzo da pagare: la testimonianza.



Inevitabile la testimonianza. Se sei stato guarito non puoi tacere ciò che ti è accaduto, ciò che il Signore ha fatto per te, da chi sei stato toccato, per questo ti sgorga dal cuore come un fiume in piena, che tu lo voglia o no, la testimonianza. Testimonianza con la quale tu glorifichi il Signore, cioè, dai a Cesare ciò che è di Cesare, rendi a Dio la Gloria, dai la Gloria della tua guarigione a Lui, a cui tutte le grazie appartengono. Parlo della testimonianza veritiera di Gesù e della sua persona viva in mezzo a noi. Molto probabilmente il paralitico ebbe più guai da guarito che da malato:

perché Gesù trasformò la sofferenza del corpo in gioia e in sacrificio di lode e testimonianza.



Vale a dire, alla terribile sofferenza fisica o anche alla prigione spirituale di chi sta ancora nelle tenebre Gesù dona libertà e guarigione e ci investe della croce della testimonianza che ha il suo calvario, la sua tribolazione: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt.16,24). Tolta la malattia, guarita l’infermità e le tenebre spirituali, Gesù tocca il nostro spirito e la nostra anima con il Suo grande e infinito Amore e provoca in noi una grande gioia che è continuativa e inspiegabile, Gesù instilla in noi, mentre ci guarisce, il desiderio dell’annuncio di una cosa nuova di una novità da far sapere a tutti che è: Dio è grande e in Lui non ci sono tenebre. Dio è luce e mi ha guarito. Dio perdona tutti i miei peccati e mi dona una vita nuova in Lui. Questa è la croce di cui parlava Gesù. La volontà di seguirlo, la croce di seguirlo e della testimonianza, rinnegare tutto ciò che siamo per testimoniare solo Lui. Dice infatti Padre Ermes Ronchi a questo proposito: <<Gesù non chiede agli infermi di accettare la loro malattia come espressione della volontà divina, o di offrire a Dio le proprie sofferenze per salvare l’umanità peccatrice. Neanche afferma che queste sofferenze siano state loro inviate da Dio come croce da portare per tutta la loro esistenza. No. Gesù semplicemente guarisce. Gesù non elabora una teologia del male o una spiritualità della sofferenza. Lui non dà spiegazioni, agisce. Non teorizza, lui risana. Là dove c’è morte, Lui comunica vita; dove c’è debolezza, lui trasmette forza; dove c’è disperazione, infonde coraggio … Gesù precede le richieste degli infermi, risuscitando la speranza in chi aveva perduto ormai ogni illusione: “Vuoi guarire?”.



Falsamente, potremmo credere, che il paralitico avesse potuto poi vivere felice e soddisfatto con la sua guarigione e con il grande dono che gli era stato fatto: il tocco dell’amore di Dio. Per certi versi, senza dubbio fu così, ma chi vede la luce non può più restare nelle tenebre, chi riconosce la “luce del mondo” come medico e medicina non può più tacere, chi riconosce la “luce venuta nel mondo” come Salvatore non può più restare in disparte e il paralitico vide la Luce che sconfigge le tenebre, vide il balsamo che lo aveva guarito, vide il medico che lo aveva risanato nel corpo e nell’anima. Il paralitico vide tutto questo e la potenza della Gloria di Dio che lo aveva bonificato gli aprì gli occhi e il cuore alla testimonianza. In lui, inevitabilmente, la Gloria di Dio instillò il fuoco della testimonianza. 





Ma quando avrà cominciato a testimoniare Cristo con tutto se stesso e a proclamarlo suo Re, invaso da questo fuoco e da questa gioia che come acqua lo aveva riempito fino all’orlo fino a straripare, per il paralitico, così come per tutti noi di fronte agli increduli, sono cominciate contrarietà e persecuzioni. In primo luogo, da parte dei farisei e dei dottori della legge. Poi da parte di chi più gli stava vicino: la sua famiglia, gli amici, i conoscenti e tutti quelli che lo sentivano parlare e testimoniare. Gesù ce lo ha preannunciato in Lc. 12,49 quando dice ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sarà compiuto! Pensate che Io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”. Gesù quindi non garantisce la pace e la tranquillità dopo che lo abbiamo incontrato ma profetizza la divisione, non garantisce la pace, ma il contrasto: padre contro madre, figlio contro padre, fratello contro fratello. Immaginate il paralitico, passeggiare per la sua città, per tutti quei luoghi dove lo avevano saputo malato, ora, egli camminava, guarito, proclamando che gli erano stati rimessi i peccati da un profeta e che quel profeta era il figlio di Dio, il Messia.


Chissà quanti contrasti, attacchi, risate, gomitate e ammiccamenti ci saranno stati tra la gente che incontrava e quante persone avranno pensato e detto tra sé “E’ impazzito!” nonostante l’evidente guarigione. Chissà quanti lo avranno attaccato dandogli dell’eretico, del bugiardo del falso nonostante vedessero con gli occhi le meraviglie del Signore ma Gesù ci dice ancora: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno resuscitasse dai morti saranno persuasi” (Lc. 16,31).



Anche a quel tempo ci saranno stati gli stessi identici commenti che alcuni fanno ancora oggi davanti alle testimonianze di vera guarigione fisica e spirituale. Anche oggi quando questo succede nelle assemblee dove si prega per la guarigione, solo un piccolo resto crede senza nessun dubbio che “nulla è impossibile a Dio”. Molti, nonostante abbiano visto e sentito sono assaliti dai dubbi, dalla paura di essere stati ingannati, dalla paura di fare la figura dei creduloni, di essere presi per sprovveduti ed ingenui. Alcuni, addirittura li ho sentiti dire: “è troppo spettacolare per essere vero!” e non credono al prodigio che sta proprio davanti a loro, non credono al Regno di Dio che sta proprio in mezzo a loro e opera secondo la Sua volontà. Ma come pensate che fosse andata per il paralitico? Certo è stata una guarigione spettacolare perché lo afferma anche il Vangelo, dice infatti: “c’erano là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme”. Tutti stavano là, era il mondo di allora. “Venuti da tutti i villaggi …”, ma cosa erano venuti a vedere? Uno spettacolo? Certo, i prodigi che operava Gesù erano spettacolari, talmente spettacolari che tutti gli abitanti dei villaggi della Galilea, della Giudea e di Gerusalemme erano là e lo aspettavano, aspettavano che facesse qualcosa. Allora, in modo ancora più spettacolare, presero il paralitico e : “Non trovando modo di introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un’apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a Gesù”. Gesù è sempre uguale, ieri e oggi e lo sarà in eterno, il suo modo di operare non è cambiato. A Lui non importa quanta gente ci sia, di quali pregiudizi sia carica la folla, se la sua opera di guarigione segue la nostra moda o l’idea di come dovrebbe essere un vero prodigio divino che ognuno di noi ha dentro se stesso. A Lui non importa se sono presenti atei o credenti, duri di cuore o peccatori. Dio agisce e basta. Guarisce e basta. Libera e basta. Infatti, il Regno di Dio non viene secondo il volere degli uomini, ma secondo il volere di Dio!


La nostra paura di fare la figura dei creduloni, di sentirci sminuire da chi potrebbe farci delle critiche e dire che ci stiamo facendo imbrogliare, che siamo degli stupidi, ci conduce ad avere vergogna di avere creduto, vergogna di avere prestato fede e di aver fatto una brutta figura davanti a tutti, soprattutto a quelli che dichiarandosi intelligenti, logici e razionali non possono credere in Dio e negano i suoi prodigi. Pertanto, con questa predisposizione non si può credere al miracolo di guarigione del paralitico perché non si vuole fare la figura del credulone, dello sciocco. E’ così per molti, anche quando il prodigio viene confermato dalla scienza come inspiegabile. Eppure Dio agisce ugualmente, con il suo stile immutabile. In barba a tutte le nostre pretese di sapienza e: “tutta la tua conoscenza, le tue capacità, il tuo sapere, la tua religiosità, un giorno passeranno dentro ad un fuoco che consumerà ogni cosa, non rimarrà più nulla di tutto questo, ciò che rimarrà, sarà solo il segno di appartenenza a Gesù Cristo il Signore. Se non avrai questo segno, non rimarrà più nulla di te …” (tratto da “La Bibbia”) 


In quel tempo, così come succede ora, forse solo un piccolo resto si rese conto di ciò che il paralitico aveva vissuto e stava proclamando e quello che andava urlando ai quattro venti. Possiamo affermare che Gesù non smette di guarirci e di liberarci nonostante la nostra incredulità. Gesù oggi ci guarisce allo stesso modo, guarisce le nostre infermità fisiche e ci rimette i peccati come ha fatto al paralitico. Tante sono le occasioni di guarigione che Dio mette sul nostro cammino, basta sapere cogliere la sua parola e la sua azione continua nella nostra vita. Possiamo guarire in molti modi, con una confessione profonda, con una preghiera comunitaria, attraverso chi possiede un ministero di guarigione, attraverso le testimonianze di vita, l’eucarestia è fonte di guarigione. 



“… e, pieni di spavento dicevano <<oggi abbiamo visto cose straordinarie>>” Della veridicità della testimonianza del paralitico si accorgono solo quelli che si arrendono e che danno a Dio tutto il merito e la Gloria. Che sanno bene che nulla è impossibile a Lui. Ma lo sanno intimamente e non solo con le labbra. Per tutti gli altri, la chiusura del cuore non gli permette di vedere oltre l’accaduto, nemmeno considerandolo come un prodigio. Anche un segno così grande come la guarigione fisica può essere rifiutato e non compreso se non si apre il cuore allo Spirito Santo che è la persona che ci convince del miracolo e della guarigione e ci convince della Gloria di Dio. E’ la persona che intimamente parla al nostro cuore e ci rivela i segreti del Regno. Per questo Gesù ci ha detto: “… avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8).