“I
consacrati del
Signore
si facciano ostie si facciano
pane per nutrire
i fratelli”
“Egli già
sapeva quel che stava per fare, ma lo disse per mettere alla prova Filippo”
(Gv.6,6)
E Gesù disse: “Fate sedere la gente”. C’era molta erba in quel luogo e
gli uomini si sdraiarono sull’erba: erano circa cinquemila. Gesù allora prese i
pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente che si era sdraiata, e distribuì anche i pesci, quanti ne vollero. Quando si furono saziati,
Gesù disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati affinché nulla vada
perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici ceste di pezzi dei cinque pani
d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano
mangiato.
Chi sono
i consacrati del Signore? I consacrati del Signore sono i benedetti, gli
assistiti, i custoditi del Signore, sono gli unti dal Signore, gli ordinati, i
resi sacri dal Signore, tutti quelli che il Signore si è messo da parte, gli
scelti dal Signore. Tutti coloro che gioiscono nel Signore, i nutriti dal
Signore, tutti quelli che vivono la presenza del Signore ogni giorno. Tutti
quelli che hanno ricevuto la rivelazione del Signore, che lo hanno incontrato,
che sono nati di nuovo. Tu che sei stato scelto dal Signore, sei stato scelto
per questo: “perché ciò che nel mondo è
stolto, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; ciò che nel mondo è debole,
Dio lo ha scelto Dio lo ha scelto per confondere i forti; ciò
che nel mondo è ignobile e disprezzato, e ciò che è
nulla, Dio lo ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno
possa vantarsi davanti a Dio” (1 Cor 1,27-29). Per questo tu devi restare
stolto per il mondo, devi rimanere debole per il mondo, ignobile e disprezzato
e ridotto a nulla per il mondo, perché tu possa essere costantemente scelto e usato
da Dio. A te, che il Signore ha scelto, il Signore ti dice: ti devi fare pane,
pane eucaristico. E l’eucarestia altro non è che Gesù Cristo stesso. Gesù,
figlio di Dio, si fa pane, si spezza, si fa fonte di vita e si dona perché
quanti lo accolgono possano a loro volta farsi pane e spezzarsi per gli altri. Gesù
ha vissuto la sua vita come stolto per il mondo, come ignobile e disprezzato e
alla fine ridotto
a nulla.
Tu
consacrato del Signore, non puoi più vivere per te, ma devi vivere per gli
altri. Tu devi mettere sempre davanti a te, gli altri. Tu unto del Signore sei
pane eucaristico, ostia, quindi vittima sacrificale per gli altri. Tu nutrito
dal Signore, bisogna che cominci a percorrere la strada del “prendersi a cuore”
e del dare. Benedetto dal Signore, tu devi sfamare il tuo popolo. Come Gesù. Devi
lasciarti prendere dall’amore del Padre con una disponibilità senza calcoli e
senza sconti. Se tu ti senti immerso nella benedizione del Padre non
avrai
paura di farti spezzare e donare. Devi essere disponibile sempre, devi
coltivare la pazienza e la mitezza, l’umiltà, la tenerezza per gli altri, la
bontà. Ci lasciamo inquietare dalle necessità degli altri o
rimaniamo chiusi in noi stessi, nelle nostre comunità, che molte volte sono per
noi comunità – comodità? Papa Francesco.
Perché chi ama non può fare a meno di spendersi per l’Amato.
Lasciarsi
afferrare dall’onda di Gesù Cristo e seguirla. Lasciarsi andare senza i tuoi
tracciati, senza i tuoi programmi, gli itinerari che ti sei schematizzato tu.
Io vorrei esortarvi, cari fratelli, a un modo di vivere più abbandonato, più
libero. (A. Bello). Se vorrai spezzarti per gli altri, sfamerai nella condivisione la tua
comunità e potrai sfamare con il resto un popolo intero.
Ogni
Celebrazione eucaristica
attualizza
sacramentalmente il
dono
che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per noi e per il mondo intero.
Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di
Dio per ogni
fratello
e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità
nei confronti del prossimo, che consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e
con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può
realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è
diventato comunione di volontà arrivando fino
a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più
soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di
Gesù Cristo. In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e
sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli «fino alla fine» (Gv. 13,1). Di conseguenza, le nostre
comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza
che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni
credente in Lui a farsi «pane spezzato» per gli altri, e dunque ad impegnarsi
per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei
pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi
discepoli ad impegnarsi in prima persona: «Date loro voi stessi da mangiare»
(Mt 14,16).
Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù,
pane spezzato per la vita del mondo. [...] Attraverso il memoriale del suo
sacrificio, Cristo rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare,
sollecita coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro
riconciliazione aprendosi al dialogo e all'impegno per la giustizia. È fuori
dubbio che condizioni per costruire una vera pace siano la restaurazione della
giustizia, la riconciliazione e il perdono. Da questa consapevolezza nasce la volontà di trasformare anche le strutture ingiuste
per ristabilire il rispetto della dignità dell'uomo,
creato a immagine e somiglianza di Dio. È attraverso lo svolgimento concreto di
questa responsabilità che l'Eucaristia diventa nella vita ciò che essa
significa nella celebrazione.
(Benedetto XVI, Esortazione Apostolica «Sacramentum Caritatis»
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